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G8 di Genova, la storia di Mark Covell // Un sopravvissuto della scuola Diaz

da ilfattoquotidiano.it

Il cronista inglese accusa: “Nessuno ha mai pagato”. In un video ha ricostruito le aggressioni da parte delle forze dell’ordine. “Non tutti gli agenti sono stati identificati. Chi sa, parli”

Cittadino onorario di Genova “per la forza e il coraggio dimostrati nell’espletamento della sua funzione di informazione e divulgazione giornalistica su quanto visto e vissuto durante gli eventi del G8 2001, rappresentando tutti coloro che si pongono al servizio della libertà di stampa anche a rischio della propria incolumità”. L’inglese Mark Covell, una delle vittime dell’assalto alla scuola Diaz, è stato insignito della cittadinanza onoraria dal sindaco Marta Vincenzi a dieci anni dalla notte in cui le sue costole furono fratturate, i polmoni perforati e fu ricoverato in fin di vita per emorragie interne con danni alla spina dorsale e 16 denti in meno.Mark Covell non ride mai: non solo non gli riesce psicologicamente a causa di un disturbo psicologico da stress post traumatico ancora molto forte, ma per non mostrare la sua dentiera sgangherata, da vecchio indigente. Peccato che questo uomo piccolo e scheletrico non sia anziano : ha 43 anni. Quella del giornalista indipendente inglese Mark Covell, è la storia di una vita andata male. Presa a calci dal populismo becero di una classe politica tanto arrogante quanto priva di morale, in grado di orientare, con una dose di cinismo senza possibilità di mediazione, tutto ciò che da lei dipende, comprese le forze dell’ordine. Se a sfigurargli il volto e a mandarlo in coma – la notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, a Genova, davanti al cancello della scuola Diaz – furono gli scarponi, i manganelli e i pugni della polizia, non c’è dubbio che il clima politico di allora avesse contribuito a far sentire onnipotenti le forze di sicurezza. L’assalto alla sede del Social Forum fu anche la traduzione con tecniche da “macelleria messicana” (come disse il comandante Michelangelo Fournier) della visione dispotica del potere da parte del governo di allora e specialmente di alcuni suoi esponenti.

Sospensioni, non promozioni

“A distanza di 10 anni, ciò che fa male è vedere che dirigenti della polizia, come Spartaco Mortola, condannati in appello per i pestaggi di quella notte, sono stati promossi – dice con una smorfia di disgusto – e Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sono ancora ai vertici delle istituzioni italiane. Con il loro atteggiamento hanno creato il clima affinché alla Diaz e a Bolzaneto venissero violati i trattati internazionali, ratificati peraltro dall’Italia, a protezione delle libertà civili degli individui, come il diritto di esprimersi, di non venire puniti fisicamente, di non essere torturati, di avere una difesa legale, di non essere detenuti arbitrariamente”. Mark Covell ragiona da cittadino del mondo anglosassone, dove i politici si dimettono per questioni di opportunità, di etica, non solo per aver commesso un crimine. Il giornalista prima di andare a Genova, la settimana scorsa è andato a Roma per cercare di incontrare i rappresentanti sindacali della polizia e chiedere loro di fare pressione affinché vengano sospesi gli ufficiali e gli agenti della pubblica sicurezza, che nella sentenza d’appello del 2008, furono condannati. “L’Inghilterra non è certo un paese perfetto ma, come potete vedere anche da ciò che sta accadendo in questi giorni, i vertici della polizia si sono dimessi ancor prima di andare a processo”. Sono rimasto scioccato quando ho saputo che Mortola era stato promosso addirittura questore. Non chiedo, come avviene nel mio paese, che un alto ufficiale, condannato in secondo grado di giudizio, venga sospeso, ma che almeno non venga promosso”. read more

Voi dovete avere paura,,,non del giovane che ha scagliato la pietra ma delle migliaia di persone che lo hanno applaudito.‏

Voi dovete avere paura, non del giovane che ha scagliato la pietra ma delle migliaia di persone che lo hanno applaudito. Dovete avere paura della signora di mezza età che chiama, senza conoscerli, “nostri figli” gli incarcerati che voi chiamate black block. Dovete avere paura dell’operaio in tuta che rincorre i giornalisti di una stampa asservita al regime e la mette in fuga, in un clamore che grida Vergogna!, per la manipolazione e le falsità raccontate. Dovete avere paura degli imprenditori che hanno cominciato a boicottare gli alberghi che ospitano le forze dell’ordine, evitando che se ne servano fornitori e rappresentanti. Dovete avere paura del pensionato che ascolta con attenzione le istruzioni su come si indossa una maschera antigas. Dovete avere paura degli amministratori comunali che fan da pacere. Dovete avere paura del disperato bisogno di non usare la violenza per potersi fare ascoltare. Dovete avere paura di voi stessi. Perché siete accecati dalla vostra arroganza. Avete militarizzato una valle e permesso ai vostri pretoriani di sparare per primi, quando la folla era ancora a duecento metri dal presidio dichiarato. Coprite sgherri che hanno sparato ad altezza uomo gas nocivi e scaduti, vietati addirittura dalla convenzione di Ginevra. Chiamate eroi personaggi che hanno manganellato e massacrato gli arrestati, trascinandoli tra due ali di picchiatori che dessero loro il ben servito e orinassero sui loro corpi, mentre li colpivano e negavano loro per ore il soccorso medico. Dovete avere paura di tutta la gente che ha visto e che conosce queste cose e non si lascia più abbindolare dalla stampa di regime. Che non ha dubbi sugli articoli scritti perché non deve farsi raccontare cose viste coi propri occhi. Dovete avere paura della gente comune, perché è questa che sfila davanti a voi. Sostieni i prigionieri No Tav Anche solo una lettera o una cartolina può essere molto importante per gli arrestati, soprattutto se viene dalla valle resistente, facciamoli sentire parte di noi, mandiamo i nostri saluti, i nostri pensieri, disegni, sensazioni: Marta Bifani casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino Roberto nadalini casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino Salvatore Soru casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino Giancarlo Ferrari casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino read more

IL DISPOSITIVO MILITARE DI DIFESA DEL FORTINO DE LA MADDALENA COSTERA’ IL DOPPIO DEL FINANZIAMENTO UE ALLA TORINO LIONE

da Notav.info

Alleghiamo in basso una cartina esplicativa delle recinzioni ad oggi posizionate a Chiomonte e di seguito una attenta analisi a cura dei comitati no tav della val Sangone in cui si evidenziano le criticità dei costi di sicurezza. Come si può notare dalla cartografia in basso l’area recintata ad oggi è completamente esterna all’area di cantiere prevista e alla cartina degli esprorpri presentata lo scorso anno e poi depositata con il progetto che alleghiamo anch’essa in basso. Questa pseudo recinzione che di fatto è un fortino-questura è un pezzo di cantiere? Se un’opera pubblica non serve e per di più non è voluta da una popolazione si costruisce una caserma e poi a fianco un cantiere per difenderne l’operato? Non è una truffa dire all’europa e al mondo che i lavori sono iniziati quando nella realtà si è aperta una nuova caserma in val di Susa e nulla di più? Con questi interrogativi vi lasciamo come già anticipato ad una attenta analisi dei costi… read more

Pisa: Una notte di ordinaria follia, ragazzo malmenato e arrestato davanti alla Normale

da Osservatoriorepressione.org Una sera come tante, piazza Cavalieri gremita di gente, e poco più in là il sontuoso palazzo della Normale. Ecco, il delirio che si svilupperà di lì a poco coinvolge più questo secondo luogo che non il primo, sempre sulla bocca di tutti negli ultimi tempi per la cosiddetta “movida”. Succede che c’è una festa in Normale, privata, nel senso per gli studenti della Normale e pochi altri, insomma una festa esclusiva che si svolge nel cortile interno della scuola d’eccellenza. L’entrate è su via Consoli del Mare, tre vigilanti tengono d’occhio gli ingressi, altri stanno poco più indietro. Arriva un gruppo di ragazzi, chiede di entrare, ma niente, il numero cresce, ma i vigilantes rispondo a brutto muso: niente, non si entra. Ne nasce un diverbio, che finisce di lì a poco, quando i vigilantes chiudono il portone per impedire a chiunque di entrare. Ma non basta, i vigilante chiamano i carabinieri, che arrivano con una volante, insieme a due della polizia. All’arrivo dei tutori dell’ordine qualcuno va verso piazza Cavalieri per continuare la sua serata, altri spiegano ai poliziotti il perchè sono lì, ovvero c’è una festa a cui non fanno entrare. Nel frattempo qualcuno esce dalla festa con l’intento di risolvere il problema e porge dei “pass” per entrare. A quel punto tutti ci riprovano, si ritenta ad entrare, dal portone che finalmente si è riaperto. Niente, i vigilantes incominciano a parlare di una lista, a cui se non sei iscritto non passi, e ovviamente ripartono le polemiche. Intanto uno dei carabinieri incomincia a chiedere i documenti, con tono minaccioso e con dei modi che incominciano a far alzare la tensione. Appena dopo aver preso gli estremi di un ragazzo passato di lì per caso, esce Dario, uno studente della Normale che era dentro alla festa. Dario è preoccupato ed esce per capire che sta succedendo fuori dalla scuola di eccellenza per cui sta svolgendo un dottorato. Esce anche perchè fuori, molte delle persone le conosce, e vuole evitare il peggio. Appena esce viene bloccato dal carabiniere di cui sopra, che ribattezziamo “testa quadrata”. Testa quadrata prende Dario con un po’ troppo vigore e tutti si girano per capire che sta succedendo. Dario chiede spiegazioni, ma testa quadrata non ne vuol sapere di darne, chiede i documenti con fare minaccioso. Dario dunque gli spiega chi è, ma prima dei documenti vuole sapere perchè sono lì e cosa sta succedendo. Quello che succede dopo ha dell’incredibile. Testa quadrata incomincia a strattonare Dario, sembra volerlo caricare in macchia per portarselo via. Sale lo sdegno e tutti si mettono a cercare di impedire che Dario venga preso. Testa quadrata infila al volo le manette a Dario, e continua a tirarlo per un braccio, prima, perfino per i capelli dopo. Dall’altra parte i ragazzi tentano di non permettere che Dario finisca in caserma, ma dopo aver tirato un po’ di botte in aria, tra cui una serie proprio a Dario, testa quadrata insieme ai colleghi riesce a infilare il ragazzo in macchina. Dario sale in macchina dopo 15 minuti di parapiglia, in cui si è preso anche un paio di cazzotti dal carabiniere. Dario sale in macchina che sanguina e il carabiniere che sale alla guida, nonostante due ragazzi si siano messi di fronte alla macchina, preme il piede sull’accelleratore e parte, scaraventando via i contestatori. Quello che succede dopo è semplice. Un centinaio di persone si muove in direzione della caserma dei carabinieri, per andare a chiedere spiegazioni, per riavere indietro Dario. Urla e cori, caserma blindata, Dario è dentro. “Dario libero” gridato fino alle quattro del mattino, quando finalmente riesce ad entrare in caserma il suo avvocato. Nel frattempo arriva pure l’ambulanza, chiamata dalla gente fuori, che non viene fatta entrare. Ritornerà e finalmente potrà entrare alle cinque e mezzo del mattino. Verso le cinque i giovani sono ancora tutti lì, quando l’avvocato esce e dice che non c’è nulla da fare, fino a lunedì Dario rimane dentro. Al momento sappiamo che Dario non ha fatto niente, ma dovrà rimanere dentro fino a lunedì, quando un magistrato deciderà il da farsi. Sappiamo che Dario è stato prelevato intorno alle tre del mattino, ma fino alle sei non è stato possibile farlo visitare dai medici del pronto soccorso. Sappiamo che gli è stato riscontrato un trauma cranico, un trauma contusivo escoriativo ai polsi e una ferita sotto il mento. Sappiamo che è sotto shock, e lo siamo anche noi, perchè il motivo di tutto questo è incomprensibile. Si respira una brutta aria sotto la torre. Alle due alcuni degli amici di Dario, insieme ai presenti di questa notte, hanno convocato una conferenza stampa di fronte alla caserma dei carabinieri. Aut*Aut Pisa video qui….

Una norma anti comitati nella manovra economica

da Carta.org Non c’è solo la norma «salva-Fininvest» tra le pieghe della bozza di decreto-legge contenente la manovra finanziaria – attualmente all’esame del capo dello Stato -, ma un’altra amara sorpresa, scovata dagli attivisti veronesi del locale comitato contro il traforo.

L’art. 37, comma 6, lettera s prevede l’aumento da 2.000 a 4.000 euro del contributo da pagare per chiunque – impresa esclusa dalla procedura, privato cittadino, comitato – voglia ricorrere al Tar contro provvedimenti adottati nell’ambito di «procedure di affidamento di pubblici lavori, servizi e forniture». Si tratta di un tentativo ad hoc per dissuadere le contestazioni infatti per le altre materie questo contributo ammonta a 500 [o eccezionalmente a 1.000] euro. read more

Il Racconto del Babau non funziona più!

da infoaut

Quanto sta avvenendo nelle ultime ore crediamo sia indizio di una trasformazione epocale dentro la composizione politica media di chi frequenta e vive i movimenti sociali. Per la seconda volta (la prima era stata il post 14 dicembre e la sollevazione web contro Saviano) il racconto di autorevoli soggetti del media mainstream di sinistra vengono decostruiti pezzo per pezzo dalla viralità della comunicazione online e dal basso.

Il racconto dei fantomatici “black bloc” si sta sgretolando sotto la presa di parola multipla ed eterogenea di quanti – telefonino, web,e macchinette digitali alla mano – hanno costruito una contro-narrazione sui fatti di domenica 3 luglio a Chiomonte. E’ un passaggio fondamentale che ci testimonia di una maturazione politica importante dentro larghi strati di popolazione italiana. Non è un fatto da poco! La metafora della crescita è quanto mai appropriata. Come il bambino che crsce dismette le  paure di mostri fantasmatici, così la presa di coscienza politica di uno scontro in atto (e delle conseguenti forme che esso può assumere) obbliga i molti ad una maggiore e disincantata lucidità, rigettando le semplificazioni macchiettistiche di chi ha tutto l’interesse a mantenere lo status quo. read more

Proposte per l’estate…

8° festa palestinese-1/2/3 luglio-Bovezzo-Parco Urbano

Vi invitiamo a partecipare all’ottava edizione della nostra festa dedicata quest’anno a Vittorio Arrigoni e Giuliano Mer-Khamis che hanno dedicato la loro vita alla causa del popolo palestinese.

In seguito vi sarà comunicato il programma dettagliato delle tre serate.

Chi è disponibile ad aiutarci, anche per qualche ora, è pregato di rispondere a questa mail specificando giorno,tempo e settore che preferisce in modo da organizzare al meglio le ns attività.
Naturalmente tenendo presente che l’aiuto richiesto è anche per un paio giorni prima ed un giorno dopo.

Vi aspettiamo in tanti e  vi ringraziamo per sia il vostro contributo sia per la divulgazione della ns iniziativa.

Alfredo x Associazione di Amicizia Italia-Palestina, circolo di Brescia

SERIO ROCK FESTIVAL volume 10 read more

Il movimento non si arresta! Liberi Tutti!

da osservatoriorepressione.org Per chi ancora pensava che si potesse esprimere liberamente il proprio dissenso, oggi è stata scritta una nuova pagina nera che racconta di repressione delle lotte e del tentativo di intimidire chiunque cerchi di trasformare l’attuale stato di cose. La mattina è iniziata con la polizia che provvedeva a notificare ed eseguire nuove misure cautelari contro compagni che da sempre si sono attivati e sono scesi in piazza per lottare e far sentire la propria voce. Ai compagni denunciati tra Firenze e Milano sono stati imputati i loro sforzi quotidiani contro lo smantellamento e la privatizzazione dell’istruzione pubblica, per una vita dignitosa, per il diritto allo studio, alla casa, al lavoro, contro le leggi fasciste che colpiscono lavoratori ed immigrati, contro tutti gli attacchi che i padroni cercano di sferrare ai più deboli. Queste battaglie sono passate anche per il corteo del 21 maggio in solidarietà alle 22 persone colpite dalla repressione dello Stato con misure cautelari. Come per la mobilitazione dello scorso autunno questo corteo ha visto in piazza a Firenze tantissimi tra studenti, lavoratori e disoccupati. Sei sono gli arresti domiciliari, nove i nuovi obblighi di firma e un arresto. Sono 16 le nuove misure cautelari, 35 le persone colpite da carcere, domiciliari ed obbligo di firma da maggio ad oggi, per un totale di più di 100 indagati. Sembra un vero e proprio monito per tutti quelli che continuano a lottare nelle proprie scuole, università, sui luoghi di lavoro e nei quartieri; un nuovo tentativo di isolare qualcuno e mettere a tacere gli altri. Non ci lasceremo intimidire dall’ennesimo attacco repressivo. Solidarietà a tutti i compagni! Red-Net Rete delle Realtà Studentesche Autorganizzate Assemblea Studenti Scienze Politiche (Milano) – Collettivo 20 luglio (Palermo) – Collettivo Autorganizzato Universitario (Napoli) – Collettivo Lavori in Corso (Roma) – Collettivo Politico Scienze Politiche (Firenze) – Collettivo Studenti Comunisti (Bologna) – Laboratorio Politico Resistenza Universitaria (Roma) di seguito un primo comunicato delle realtà fiorentine NUOVI ARRESTI A FIRENZE. NON SI FERMA L’ATTACCO REPRESSIVO CONTRO L’OPPOSIZIONE POLITICA E SOCIALE Nuovi arresti e misure cautelari: presidio ore 18 alla prefettura Non si ferma l’ondata repressiva nei confronti delle realtà politiche e sociali fiorentine. Questa mattina, esaurita la cosiddetta “operazione “400colpi”, la Digos ha proceduto all’arresto di 7 compagni/e e l’obbligo di firma per altri 9. Di questi uno è stato rinchiuso nel carcere di San Vittore, e gli altri 6 agli arresti domiciliari. Le motivazioni sono riconducibili ai comportamenti tenuti durante le manifestazioni in risposta agli arresti del 4 maggio. Non vogliamo stare qui a disquisire sulla entità dei fatti per i quali sono state emesse le custodie cautelari, o se siano o meno troppo pesanti, ma ci interessa rilevare il quadro repressivo che da troppo tempo impunemente si dispiega su tutte le componenti sociali e politiche nella nostra città. Il clima è cambiato e non ci vuole molto a capirlo, ma nemmeno può essere una facile semplificazione o una sua inconscia accettazione. Hanno iniziato con gli avvisi orali per gli studenti, hanno proseguito con 6 mesi di arresto per un semplice petardo, con gli arresti della famosa operazione 400 colpi, con gli obblighi di firma, con la presunta associazione a delinquere per giustificare le misure cautelari, per arrivare poi agli arresti di oggi. 35 compagni/e tra studenti, militanti di centri sociali sono attualmente sotto misure restrittive, ovvero resi inoffensivi, privati della libertà individuale, ma allo stesso tempo privati della loro possibilità di essere in prima persona dentro le lotte di cui sono parte, e continuano ad esserlo al nostro fianco. Firenze città aperta! Questo era lo slogan con cui veniva elogiata la Firenze del social forum. Se non pensavamo che lo fosse allora, è ben chiaro a tutti che ancor meno possa descrivere quella attuale. Firenze città della repressione, degli spazi chiusi, delle piazze blindate, degli sgomberi dei richiedenti asilo, delle operazioni mediatiche ben funzionali alle strategie repressive verso le legittime richieste degli studenti. La città dove anche l’Ataf partecipa attivamente alla repressione con le denunce verso i manifestanti per interruzione di pubblico servizio. Un clima in cui sarebbe un errore non sentirsi direttamente coinvolti per chiunque pensi che sia necessario non sottacere davanti alle ingiustizie, non fermarsi davanti ai divieti o alle nuove disposizioni restrittive quando le ragioni di chi lotta sono quelle della “giustizia”, quella vera. La giustizia che non nasce dai tribunali, dalle divisioni investigative, ma quella che da sempre anima le istanze di chi lotta in una fabbrica come in una scuola, nelle carceri e in quartiere. SOLIDARIETA’ A TUTTI/E COLPITI DALLA REPRESSIONE Centro Popolare Autogestito Firenze Sud – Cantiere Sociale K100 – Collettivo Politico Scienze Politiche – Collettivo di Lettere e Filosofia comunicato della rete dei collettivi fiorentini Sui fatti del 13 Giugno Già la retata del 4 maggio scorso aveva suscitato grande scalpore a livello cittadino e nazionale, con 5 arresti domicilari e 17 obblighi di firma: un tentativo evidente di frammentare il movimento, unito alla criminalizzazione mediatica di pratiche portate quotidianamente avanti dalle migliaia di persone scese in piazza durante le mobilitazioni di quest’anno. A distanza di poco più di un mese la scena si ripete: stamani, 13 giugno, alle 6:30, 16 persone sono state svegliate da agenti della Digos nelle loro case. 6 di questi ragazzi sono ora agli arresti domicilari, con misure ancor più pesanti rispetto a quelle di maggio: non possono comunicare con nessuno, a meno che non viva nella loro stessa casa. A 9 è stato invece notificato l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria, cioè l’obbligo di andare a firmare nel commissariato di turno svariate volte a settimana; come se non bastasse un compagno di Milano è stato rinchiuso in carcere, a San Vittore, dopo aver partecipato alla manifestazione in solidarietà agli arrestati di maggio. In totale gli indagati e i denunciati, tra studenti universitari, medi e compagni/e di realtà cittadine sono più di 90. Quello di stamani si è configurato come l’ennesimo attacco alla libertà personale di ognuno a manifestare le proprie idee. Quest’anno Firenze è scesa in piazza per una scuola pubblica e accessibile a tutti, per città dove sia possibile porsi contro porvvedimenti del governo di turno senza essere manganellati, per un paese dove non esistano “lager democratici” dove persone vengono rinchiuse e umiliate, perché la memoria degli anni del fascismo non lasci spazio alle nuove destre: Firenze è scesa in piazza per un mondo migliore. Riteniamo sia importante continuare a portare questi temi nelle piazze, manifestare contro ciò che di questo mondo ci digusta e per ciò che in questo mondo vorremmo creare. Durante quest’anno, come negli scorsi, nelle strade di Firenze non eravamo in 90. Eravamo migliaia. Facciamo appello proprio a queste migliaia di persone che con noi hanno condiviso momenti di lotta e di aggregazione, perché in questo momento tornino a manifestare le proprie idee nelle piazze e nelle strade, e perché portino la loro solidarietà ai compagni e alle compagne colpiti da questi provvedimenti. Un abbraccio ai compagni e le compagne arrestati, amici, fratelli, che proprio in questo momento non devono mollare. Rete dei Collettivi Fiorentini http://www.red-net.it/index.php?option=com_content&view=article&id=510:il-movimento-non-si-arresta-liber-tutt&catid=34:comunicati&Itemid=95

DELTA DEL NIGER: MINACCE ALL’ENI DAI GUERRIGLIERI DEL MEND

L’Eni continua la sua politica espansiva e aggressiva in Africa. Oggi il chief operating officer del gruppo petrolifero, Claudio De Scalzi, e il ministro del Petrolio egiziano, Abdallah Ghorab, si sono incontrati al Cairo per un accordo su nuove perforazioni nel Western Desert, nel Mediterraneo e nel Sinai, con l’apertura di pozzi addizionali e l’accelerazione della messa in produzione di 12 pozzi esplorativi.
3 miliardi di dollari il costo dell’accordo. Già oggi comunque il gruppo italiano è il primo sfruttatore degli idrocarburi egiziani, con 500mila barili estratti al giorno.
Dopo aver fatto affari per anni con i vari Gheddafi e , in pochi mesi l’Eni è riuscita a stringere nuovi accordi con i potenti di turno. Non tutti, però, in Africa, la pensano come i militari al potere. Non tutti, in Africa, sono daccordo con le politiche di colonizzazione energetica delle compagnie occidentali. Solo ieri infatti il Movimento di Emancipazione del Delta del Niger – il Mend – aveva annunciato la ripresa delle ostilità proprio con l’Eni, accusata assieme alle altri grandi compagnie petrolifere mondiali di devastare il sud della Nigeria attraverso l’estrazione intensiva di idrocarburi. L’annuncio del Mend è stato oggi giudicato “estremamente serio” dalla Camera di Commercio ItalAfrica. Il servizio con Daniele Pepino, autore del libro “Mend – Delta in Rivolta”. Ascolta l’intervista. read more

Milano e Napoli per Berlusconi di male in peggio

da Infoaut.org

silvio-berlusconiE’ stanco, ed a quanto pare ha stancato. Berlusconi non è più il brand attrattivo che riesce a proporre un mondo bello e dorato che lui già vive e conosce, e che con la sua attività politica vorrebbe permettere di far vivere a tutti. Il racconto berlusconiano è arrivato al capo linea, non viene più ascoltato e creduto: ha fatto la sua ora. I ballottaggi questo sembra ci dicono.

Milano conferma la tendenza che ormai tutti avevano capito, il “vince Pisapia” era un pronostico quasi scontato. Il centro destra per far partire la remuntada ha ritirato fuori tutte le vecchie armi di battaglia, non capendo che oramai ad essere logorate erano proprio quelle armi. E’ logorato il faccione di Berlusconi a reti unificate, come lo sono le sue affermazioni che ormai appaiono ridicole perchè la sua persona ha perso di credibilità. Poco attraenti questa volta sono state anche le dichiarazioni securitarie e di paura della Lega, che se da un lato riescono comunque aprire dibattiti pubblici e far prendere posizione, dall’altro la carta del razzismo d’impeto probabilmente ha perso il suo ruolo di centralità fra le scelte della popolazione. Infatti anche i voti che escono dal PdL non sembrano riuscire ad entrare nella Lega. Il carroccio non raccoglie più i malumori delle persone del Nord, e questa è comunque una notizia, come per altro nessun altro partito dell’area di destra è riuscito a farlo in questa tornata elettorale. read more