Borghezio condivide le idee del terrorista norvegese. VERGOGNA!

da enricoberlinguer.it  

Non ci bastava Feltri per leggere pezzi sconcertanti dopo l’attacco terroristico in Norvegia, ci si mette Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord a spargere ulteriore schifezza sulla questione.  ”Le idee di Breivik (l’autore della strage di Oslo e di Utoya, ndr) sono condivisibili” dichiara il leghista durante trasmissione ‘La zanzara’ di Radio24.

“Buone alcune idee di Breivik, alcune ottime” insiste Borghezio “la difesa della cristianità in Europa è sacrosanta”. Nonostante gli interventi dei conduttori, non riesce proprio a opporsi e a condannare la violenza scaturita da quelle idee, salvaguardandole e difendendole strenuamente. Per un europarlamentare come Borghezio quindi, anche se le idee scaturiscono violenza, quelle vanno comunque salvaguardate. Non possiamo che rimanere allibiti dal cinismo del personaggio in questione, incapace di esprimere anche un benché minimo cenno di umanità e rispetto verso le vittime delle stragi, specialmente per i giovani diciottenni-ventenni morti durante l’attacco a Utoya. read more

UN’ALTRO GIORNO DI SCUOLA

da Notav.info

La giornata appena trascorsa porta con sè le due facce della medaglia della situazione che stiamo vivendo: da un lato la ricchezza, l’unità, la solidarietà del movimento notav e dall’altra l’arroganza di un potere sempre più in difficoltà che sa rispondere a un popolo che difende il suo territorio solo con idranti, lacrimogeni e manganelli.

La giornata inziata con uan gita al Rocciamelone, la cui vetta allieta sempre i nostri sguardi ricordandoci la potenza della montagna, ha avuto due grandi appuntamenti che si sono dimostrati unici: alle 16 il raduno degli alpini notav, che in oltre trecento si sono ritrovati davanti al cancello della centrale per manifestare contro la presenza degli alpini all’interno del non-cantiere di Chiomonte. L’orgoglio di un popolo di montagna, che ha sempre inteso il cappello con la penna come una missione di defa del territorio e della popolazione, non per la guerra e per difendere con il proprio operato, la militarizzazione della Valsusa. Un comunicato syampa dell’ANA , diffidava gli alpini a prtecipare al raduno, in barba agli ordini, gli alpini, ribelli e notav, non solo si sono radunati, ma hanno percorso il sentiero che dalla centrale va alla Maddalena, fermandosi poi anche successivamente. read more

G8 di Genova, la storia di Mark Covell // Un sopravvissuto della scuola Diaz

da ilfattoquotidiano.it

Il cronista inglese accusa: “Nessuno ha mai pagato”. In un video ha ricostruito le aggressioni da parte delle forze dell’ordine. “Non tutti gli agenti sono stati identificati. Chi sa, parli”

Cittadino onorario di Genova “per la forza e il coraggio dimostrati nell’espletamento della sua funzione di informazione e divulgazione giornalistica su quanto visto e vissuto durante gli eventi del G8 2001, rappresentando tutti coloro che si pongono al servizio della libertà di stampa anche a rischio della propria incolumità”. L’inglese Mark Covell, una delle vittime dell’assalto alla scuola Diaz, è stato insignito della cittadinanza onoraria dal sindaco Marta Vincenzi a dieci anni dalla notte in cui le sue costole furono fratturate, i polmoni perforati e fu ricoverato in fin di vita per emorragie interne con danni alla spina dorsale e 16 denti in meno.Mark Covell non ride mai: non solo non gli riesce psicologicamente a causa di un disturbo psicologico da stress post traumatico ancora molto forte, ma per non mostrare la sua dentiera sgangherata, da vecchio indigente. Peccato che questo uomo piccolo e scheletrico non sia anziano : ha 43 anni. Quella del giornalista indipendente inglese Mark Covell, è la storia di una vita andata male. Presa a calci dal populismo becero di una classe politica tanto arrogante quanto priva di morale, in grado di orientare, con una dose di cinismo senza possibilità di mediazione, tutto ciò che da lei dipende, comprese le forze dell’ordine. Se a sfigurargli il volto e a mandarlo in coma – la notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, a Genova, davanti al cancello della scuola Diaz – furono gli scarponi, i manganelli e i pugni della polizia, non c’è dubbio che il clima politico di allora avesse contribuito a far sentire onnipotenti le forze di sicurezza. L’assalto alla sede del Social Forum fu anche la traduzione con tecniche da “macelleria messicana” (come disse il comandante Michelangelo Fournier) della visione dispotica del potere da parte del governo di allora e specialmente di alcuni suoi esponenti.

Sospensioni, non promozioni

“A distanza di 10 anni, ciò che fa male è vedere che dirigenti della polizia, come Spartaco Mortola, condannati in appello per i pestaggi di quella notte, sono stati promossi – dice con una smorfia di disgusto – e Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sono ancora ai vertici delle istituzioni italiane. Con il loro atteggiamento hanno creato il clima affinché alla Diaz e a Bolzaneto venissero violati i trattati internazionali, ratificati peraltro dall’Italia, a protezione delle libertà civili degli individui, come il diritto di esprimersi, di non venire puniti fisicamente, di non essere torturati, di avere una difesa legale, di non essere detenuti arbitrariamente”. Mark Covell ragiona da cittadino del mondo anglosassone, dove i politici si dimettono per questioni di opportunità, di etica, non solo per aver commesso un crimine. Il giornalista prima di andare a Genova, la settimana scorsa è andato a Roma per cercare di incontrare i rappresentanti sindacali della polizia e chiedere loro di fare pressione affinché vengano sospesi gli ufficiali e gli agenti della pubblica sicurezza, che nella sentenza d’appello del 2008, furono condannati. “L’Inghilterra non è certo un paese perfetto ma, come potete vedere anche da ciò che sta accadendo in questi giorni, i vertici della polizia si sono dimessi ancor prima di andare a processo”. Sono rimasto scioccato quando ho saputo che Mortola era stato promosso addirittura questore. Non chiedo, come avviene nel mio paese, che un alto ufficiale, condannato in secondo grado di giudizio, venga sospeso, ma che almeno non venga promosso”. read more

Voi dovete avere paura,,,non del giovane che ha scagliato la pietra ma delle migliaia di persone che lo hanno applaudito.‏

Voi dovete avere paura, non del giovane che ha scagliato la pietra ma delle migliaia di persone che lo hanno applaudito. Dovete avere paura della signora di mezza età che chiama, senza conoscerli, “nostri figli” gli incarcerati che voi chiamate black block. Dovete avere paura dell’operaio in tuta che rincorre i giornalisti di una stampa asservita al regime e la mette in fuga, in un clamore che grida Vergogna!, per la manipolazione e le falsità raccontate. Dovete avere paura degli imprenditori che hanno cominciato a boicottare gli alberghi che ospitano le forze dell’ordine, evitando che se ne servano fornitori e rappresentanti. Dovete avere paura del pensionato che ascolta con attenzione le istruzioni su come si indossa una maschera antigas. Dovete avere paura degli amministratori comunali che fan da pacere. Dovete avere paura del disperato bisogno di non usare la violenza per potersi fare ascoltare. Dovete avere paura di voi stessi. Perché siete accecati dalla vostra arroganza. Avete militarizzato una valle e permesso ai vostri pretoriani di sparare per primi, quando la folla era ancora a duecento metri dal presidio dichiarato. Coprite sgherri che hanno sparato ad altezza uomo gas nocivi e scaduti, vietati addirittura dalla convenzione di Ginevra. Chiamate eroi personaggi che hanno manganellato e massacrato gli arrestati, trascinandoli tra due ali di picchiatori che dessero loro il ben servito e orinassero sui loro corpi, mentre li colpivano e negavano loro per ore il soccorso medico. Dovete avere paura di tutta la gente che ha visto e che conosce queste cose e non si lascia più abbindolare dalla stampa di regime. Che non ha dubbi sugli articoli scritti perché non deve farsi raccontare cose viste coi propri occhi. Dovete avere paura della gente comune, perché è questa che sfila davanti a voi. Sostieni i prigionieri No Tav Anche solo una lettera o una cartolina può essere molto importante per gli arrestati, soprattutto se viene dalla valle resistente, facciamoli sentire parte di noi, mandiamo i nostri saluti, i nostri pensieri, disegni, sensazioni: Marta Bifani casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino Roberto nadalini casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino Salvatore Soru casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino Giancarlo Ferrari casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino read more

IL DISPOSITIVO MILITARE DI DIFESA DEL FORTINO DE LA MADDALENA COSTERA’ IL DOPPIO DEL FINANZIAMENTO UE ALLA TORINO LIONE

da Notav.info

Alleghiamo in basso una cartina esplicativa delle recinzioni ad oggi posizionate a Chiomonte e di seguito una attenta analisi a cura dei comitati no tav della val Sangone in cui si evidenziano le criticità dei costi di sicurezza. Come si può notare dalla cartografia in basso l’area recintata ad oggi è completamente esterna all’area di cantiere prevista e alla cartina degli esprorpri presentata lo scorso anno e poi depositata con il progetto che alleghiamo anch’essa in basso. Questa pseudo recinzione che di fatto è un fortino-questura è un pezzo di cantiere? Se un’opera pubblica non serve e per di più non è voluta da una popolazione si costruisce una caserma e poi a fianco un cantiere per difenderne l’operato? Non è una truffa dire all’europa e al mondo che i lavori sono iniziati quando nella realtà si è aperta una nuova caserma in val di Susa e nulla di più? Con questi interrogativi vi lasciamo come già anticipato ad una attenta analisi dei costi… read more

Pisa: Una notte di ordinaria follia, ragazzo malmenato e arrestato davanti alla Normale

da Osservatoriorepressione.org Una sera come tante, piazza Cavalieri gremita di gente, e poco più in là il sontuoso palazzo della Normale. Ecco, il delirio che si svilupperà di lì a poco coinvolge più questo secondo luogo che non il primo, sempre sulla bocca di tutti negli ultimi tempi per la cosiddetta “movida”. Succede che c’è una festa in Normale, privata, nel senso per gli studenti della Normale e pochi altri, insomma una festa esclusiva che si svolge nel cortile interno della scuola d’eccellenza. L’entrate è su via Consoli del Mare, tre vigilanti tengono d’occhio gli ingressi, altri stanno poco più indietro. Arriva un gruppo di ragazzi, chiede di entrare, ma niente, il numero cresce, ma i vigilantes rispondo a brutto muso: niente, non si entra. Ne nasce un diverbio, che finisce di lì a poco, quando i vigilantes chiudono il portone per impedire a chiunque di entrare. Ma non basta, i vigilante chiamano i carabinieri, che arrivano con una volante, insieme a due della polizia. All’arrivo dei tutori dell’ordine qualcuno va verso piazza Cavalieri per continuare la sua serata, altri spiegano ai poliziotti il perchè sono lì, ovvero c’è una festa a cui non fanno entrare. Nel frattempo qualcuno esce dalla festa con l’intento di risolvere il problema e porge dei “pass” per entrare. A quel punto tutti ci riprovano, si ritenta ad entrare, dal portone che finalmente si è riaperto. Niente, i vigilantes incominciano a parlare di una lista, a cui se non sei iscritto non passi, e ovviamente ripartono le polemiche. Intanto uno dei carabinieri incomincia a chiedere i documenti, con tono minaccioso e con dei modi che incominciano a far alzare la tensione. Appena dopo aver preso gli estremi di un ragazzo passato di lì per caso, esce Dario, uno studente della Normale che era dentro alla festa. Dario è preoccupato ed esce per capire che sta succedendo fuori dalla scuola di eccellenza per cui sta svolgendo un dottorato. Esce anche perchè fuori, molte delle persone le conosce, e vuole evitare il peggio. Appena esce viene bloccato dal carabiniere di cui sopra, che ribattezziamo “testa quadrata”. Testa quadrata prende Dario con un po’ troppo vigore e tutti si girano per capire che sta succedendo. Dario chiede spiegazioni, ma testa quadrata non ne vuol sapere di darne, chiede i documenti con fare minaccioso. Dario dunque gli spiega chi è, ma prima dei documenti vuole sapere perchè sono lì e cosa sta succedendo. Quello che succede dopo ha dell’incredibile. Testa quadrata incomincia a strattonare Dario, sembra volerlo caricare in macchia per portarselo via. Sale lo sdegno e tutti si mettono a cercare di impedire che Dario venga preso. Testa quadrata infila al volo le manette a Dario, e continua a tirarlo per un braccio, prima, perfino per i capelli dopo. Dall’altra parte i ragazzi tentano di non permettere che Dario finisca in caserma, ma dopo aver tirato un po’ di botte in aria, tra cui una serie proprio a Dario, testa quadrata insieme ai colleghi riesce a infilare il ragazzo in macchina. Dario sale in macchina dopo 15 minuti di parapiglia, in cui si è preso anche un paio di cazzotti dal carabiniere. Dario sale in macchina che sanguina e il carabiniere che sale alla guida, nonostante due ragazzi si siano messi di fronte alla macchina, preme il piede sull’accelleratore e parte, scaraventando via i contestatori. Quello che succede dopo è semplice. Un centinaio di persone si muove in direzione della caserma dei carabinieri, per andare a chiedere spiegazioni, per riavere indietro Dario. Urla e cori, caserma blindata, Dario è dentro. “Dario libero” gridato fino alle quattro del mattino, quando finalmente riesce ad entrare in caserma il suo avvocato. Nel frattempo arriva pure l’ambulanza, chiamata dalla gente fuori, che non viene fatta entrare. Ritornerà e finalmente potrà entrare alle cinque e mezzo del mattino. Verso le cinque i giovani sono ancora tutti lì, quando l’avvocato esce e dice che non c’è nulla da fare, fino a lunedì Dario rimane dentro. Al momento sappiamo che Dario non ha fatto niente, ma dovrà rimanere dentro fino a lunedì, quando un magistrato deciderà il da farsi. Sappiamo che Dario è stato prelevato intorno alle tre del mattino, ma fino alle sei non è stato possibile farlo visitare dai medici del pronto soccorso. Sappiamo che gli è stato riscontrato un trauma cranico, un trauma contusivo escoriativo ai polsi e una ferita sotto il mento. Sappiamo che è sotto shock, e lo siamo anche noi, perchè il motivo di tutto questo è incomprensibile. Si respira una brutta aria sotto la torre. Alle due alcuni degli amici di Dario, insieme ai presenti di questa notte, hanno convocato una conferenza stampa di fronte alla caserma dei carabinieri. Aut*Aut Pisa video qui….

Una norma anti comitati nella manovra economica

da Carta.org Non c’è solo la norma «salva-Fininvest» tra le pieghe della bozza di decreto-legge contenente la manovra finanziaria – attualmente all’esame del capo dello Stato -, ma un’altra amara sorpresa, scovata dagli attivisti veronesi del locale comitato contro il traforo.

L’art. 37, comma 6, lettera s prevede l’aumento da 2.000 a 4.000 euro del contributo da pagare per chiunque – impresa esclusa dalla procedura, privato cittadino, comitato – voglia ricorrere al Tar contro provvedimenti adottati nell’ambito di «procedure di affidamento di pubblici lavori, servizi e forniture». Si tratta di un tentativo ad hoc per dissuadere le contestazioni infatti per le altre materie questo contributo ammonta a 500 [o eccezionalmente a 1.000] euro. read more

Il Racconto del Babau non funziona più!

da infoaut

Quanto sta avvenendo nelle ultime ore crediamo sia indizio di una trasformazione epocale dentro la composizione politica media di chi frequenta e vive i movimenti sociali. Per la seconda volta (la prima era stata il post 14 dicembre e la sollevazione web contro Saviano) il racconto di autorevoli soggetti del media mainstream di sinistra vengono decostruiti pezzo per pezzo dalla viralità della comunicazione online e dal basso.

Il racconto dei fantomatici “black bloc” si sta sgretolando sotto la presa di parola multipla ed eterogenea di quanti – telefonino, web,e macchinette digitali alla mano – hanno costruito una contro-narrazione sui fatti di domenica 3 luglio a Chiomonte. E’ un passaggio fondamentale che ci testimonia di una maturazione politica importante dentro larghi strati di popolazione italiana. Non è un fatto da poco! La metafora della crescita è quanto mai appropriata. Come il bambino che crsce dismette le  paure di mostri fantasmatici, così la presa di coscienza politica di uno scontro in atto (e delle conseguenti forme che esso può assumere) obbliga i molti ad una maggiore e disincantata lucidità, rigettando le semplificazioni macchiettistiche di chi ha tutto l’interesse a mantenere lo status quo. read more

Noi in questa Valle ci abitiamo voi ci venite da occupanti…a sarà dura!

da Notav.info Comitato no tav spinta dal bass – spazio sociale libertario takuma Ancora una volta l’accoppiata politici/media si e distinta nella capacità  non solo di falsificare, ma anche di inventare ciò che vero non è. Intanto parliamo di cifre: il corteo grosso di Exilles parte almeno con 30-40 mila persone a cui si aggiungono 10 mila partiti da Chiomonte. Da Giaglione altre 10 mila persone e migliaia anche alla Ramts. Parlare di 7 mila persone come fa la questura e ripetono i tg è falsificare le notizie.

Gli scontri e i black-block

Da fuori valle sono arrivati qualche decina di pulmann, dall’estero qualche macchina di francesi della Savoia anch’essi no tav e appartenenti per lo più a gruppi autonomisti. Tedeschi, inglesi e spagnoli devono averli visti i poliziotti magari dall’elicottero!

La verità  e che le migliaia di valsusini che hanno assediato il cantiere dal lato boschivo di Giaglione e Ramats erano muniti di caschi e mascherine antigas. Niente da stupirsi: dopo il violento sgombero di lunedì scorso da parte delle forze dell’ordine si è deciso di evitare di rimanere intossicati e di proteggersi. Come avevamo annunciato, volevamo assediare il cantiere arrivando alle reti, facendo pressione e dimostrando l’insicurezza della fortezza che hanno installato. Ma appena arrivati a contatto con le recinzioni il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo (decine e decine i feriti colpiti da lacrimogeni, alcuni anche gravi con organi interni lesionati e ferite profonde in braccia, gambe e testa) ha creato una situazione di totale confusione e ognuno a cercato di difendersi come poteva. Il lancio di gas è avvenuto ininterrottamente da circa mezzogiorno fino alle 18, e ne i momenti in cui gli agenti aspettavano nuovi rifornimenti di lacrimogeni, venivano scagliate sui manifestanti grosse pietre dall’alto che hanno provocato anch’esse alcuni feriti. Dalla Maddalena a un certo punto sono iniziati a partire anche proiettili di gomma, fino ad arrivare a caricare i manifestanti con una ruspa. Questi sono i fatti da chi ha vissuto il tutto dal di dentro, da chi ha visto a fianco a se gli amici di sempre vomitare l’anima per l’intossicazione o arrivare feriti al presidio per i candelotti ricevuti nelle gambe o nell’addome. Sì, gli amici di sempre che da più di venti anni lottano contro questo sciagurato progetto o i giovani di vent’anni che hanno sentito i racconti di Venaus dai genitori e che oggi sono anch’essi nei boschi e sulle montagne a difendere la loro Valle e il loro futuro Parlare di antagonisti, centri sociali o quant’altro come nodo centrale per spiegare gli scontri di oggi e non capire voler nascondere che in questa Valle il livello di sopportazione verso i sopprusi di questo potere sordo a delle giuste e sacrosante richieste ha oltrepassato il limite. Chiudiamo dicendo che l’obietto prefissato della giornata è stato ampiamente raggiunto: la manifestazione di Giaglione ha raggiunto il nostro presidio in muratura e quello che dovrebbe essere il futuro cantiere è stato occupato per l’intera giornata dai manifestanti obbligando le forze dell’ordine a rinchiudersi dietro una fortezza che dimostra politicamente e praticamente come l’opera non potrà  mai essere fatta in queste condizioni. E come avevamo annunciato questo è solo l’inizio di un lungo assedio che durerà  fino a che i cantieri non saranno smobilitati.

_il video della conferenza stampa…

notav: il giorno che l’Italia venne giù

da Notav.info

Se lo dicono Pierferdinando Casini e Pierluigi Bersani e se ha l’avvallo di un ex comunista che ebbe i permessi Cia per andarsene negli States in anni impossibili, allora è vero. E’ tutto vero: è gravissimo quanto è accaduto oggi in Val di Susa. Deve essere vero, perché lo dicono a destra e sinistra non si sa più di che cosa. Deve essere vero se lo afferma “la Repubblica” insieme al “Corriere della Sera”. E, di fatto, è vero. Però non è vero al modo in cui lo intendono questi spettri che deambulano nella storia universale delle meschinerie. Se 70mila persone si mobilitano e vanno a formare una massa che confligge con apparati polizieschi di Stato, significa che è stato abbattuto un filtro decisivo e che si va a compiere quanto è iniziato a slittare dalla tragedia del G8 di Genova: l’Italia è uscita definitivamente da ciò che cominciò nei primi Ottanta. Cambia tutto. Oggi abbiamo assistito a una guerra e siamo attualmente sommersi da un rovinoso tentativo di mistificazione e di disinformazione. Secondo le autorità – non si sa oramai nemmeno loro autorità di cosa e rispetto a chi – i manifestanti erano 6-7mila. Erano invece circa 70mila. Ciò è comprovabile. La giornata è controllabile da qualunque prospettiva, da ovunque, è già compattata in migliaia di archivi digitali, resi disponibili e reperibili on line. Spezzettata e frammentata in un organismo vivente di immagini, suoni, voci. Twitter soprattutto e Facebook in parte hanno canalizzato un’informazione capillare e incontrovertibile da parte di qualunque tentativo di falsificazione. Basta informarsi qui, qui, qui, qui e qui e qui e si potrebbe andare avanti all’indefinito. Eppure il Presidente della Repubblica, questo sir bisnonno d’Italia che tiene tantissimo al 150° compleanno non si sa di chi o di cosa e se proprio o altrui, questo finissimo conoscitore dell’inglese e delle intelligence di mezzo mondo, questo portavoce delle più raffinate ordinanze antisociali e mercantiliste dell’Europa che sarebbe unita non si sa in nome di cosa o di chi – costui ha dunque preso la parola e condannato informando tutti i cittadini della verità che è smentita praticamente da tutta la Rete italiana: “Quel che è accaduto in Val di Susa – sostiene l’anziano migliorista -, per responsabilità di gruppi addestrati a pratiche di violenza eversiva, sollecita tutte le isituzioni e le componenti politiche democratiche a ribadire la più netta condanna, e le forze dello Stato a vigilare e intervenire ancora con la massima fermezza. Non si può tollerare che a legittime manifestazioni di dissenso cui partecipino pacificamente cittadini e famiglie si sovrappongano, provenienti dal di fuori, squadre militarizzate per condurre inaudite azioni aggressive contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge”. Parole del Capo dello Stato di Cose. Ecco, non c’è più lo Stato di Cose. Il Presidente è fuori dalla Storia come tutti i Presidenti, così come anche tutti i sodali di un Parlamento che appare oggi, e drammaticamente, distantissimo dal sentire comune. E’ significativo che si manifesti come dominatrice neomediatica l’intollerabile verve populista di Beppe Grillo, con il suo giustizialismo antropologicamente autoritario, col suo antipoliziottismo poliziesco, con la sua ribadita assenza di spiegazioni circa la questione dei suoi sostenitori bancarii. E’ significativo perché c’è il Comico contro il Re, a vederla da fuori. Il frame da indurre nelle menti beote sarebbe: le parole di Beppe Grillo vs le parole della Politica e dello Stato di Cose. Frame errato, ovviamente. Poiché oggi sono in convergenza molteplici frame in Val di Susa, luogo che rischia davvero di diventare, magari anche soltanto emblematicamente, il Vietnam di questa classe dirigente. Senza neppure desiderare di entrare nella questione di merito circa il progetto TAV, è evidente che siamo di fronte al crollo del paradigma fintopacifista ed ex borghese, alla saldatura trasversale di classi anagrafiche che fa crollare il tentativo statuale di imporre al Paese come modello unico la lotta tra generazioni, all’ipocrisia di un’Europa che dovrebbe essere unita soltanto nelle lordure e non nelle proteste (non si capisce perché dovrebbero protestare soltanto gli italiani e non contestatori francesi o inglesi o tedeschi, visto che peraltro si dice di volere il cantiere TAV per rimanere agganciati all’Europa…). Migliaia, decine di migliaia di persone che vanno tra alberi e coste a bosco, vecchi bambini donne giovani maschi e sindaci e parenti e serpenti e chiunque abbia desiderato manifestare – che popolo è? Sono gli inquietanti black-block? Sono gli scalmanati sbarazzini di un tempo? Sono i violenti mestatori che fecero e fanno e faranno scendere la notte sulla Repubblica? E che dire del bouncing che l’informazione degli old media ha subìto e sta tuttora sperimentando di fronte agli scotimenti della testa di mezzo mondo, che risponde su Twitter al monologo sempreguale del potere italiano e delle sue leggi d’emergenza eternamente in vigore? Non si parla qui soltanto dei telegiornali berlsuconiani, e cioè tutti tranne il tg3, che sarà sicuramente un telegiornale napolitano. A vedersi escluso dalla storia è il generale atteggiamento di un’intera classe, politica e giornalistica e opinionistica e preoccupata e meditabonda. Non vale affatto il rovesciamento pasoliniano tra borghesi rivoluzionari e poliziotti proletari. I proletari che furono tali, in Italia, secondo l’Istat, sono oggi ben felici del padronato. Però qualcosa sfugge allo schema. Qui e ora si è al di là dell’operaiato fordista e postfordista e di tutte le categorie che hanno retto trent’anni di vicariato della politica in Italia. Senza aderire minimamente alle analisi da Toni Negri dei poveri spiriti, la manifestazione diffusa della violenza e della mobilitazione in un contesto non urbano, anzi naturale, ma con la visuale perenne della connessione, lascia intendere fino a quale profondità sia giunta la frattura tra lo Stato di Cose e le persone che costituirebbero il popolo che si riunirebbe teoricamente nello Stato stesso. Il quale Stato si fotte bellamente dello stato di cose non napolitano, ma napoletano. Il quale Stato effettua una manovra economica doppia rispetto alla greca, però tra un anno, a ribadire l’urgenza che c’è di vararla e che impoverirà ingiustamente, in nome della finanziarizzazione dell’esistenza, milioni di italiani. Il crollo delle maschere e la diffusione transnazionale delle notizie stanno testimoniando che si compie una facile profezia in Italia, al di là di ingiustificati entusiasmi primaverili: la gente si è rotta i coglioni e, se si rompe i coglioni, non è che si confronta con il televisore – va direttamente dall’unico possibile rappresentante che lo Stato di Cose può schierare di fronte ai cittadini oggi, cioè il Poliziotto. Questo atto è testimoniato. Inizia di un totale inizio una lunghissima battaglia, che è in realtà una guerra, anzi: più guerre. Si incendiano zone sovrapposte del vivere civile: le lotte per l’ambiente, per la dignità della vita, per i diritti inalienabili di un’etica universale, per l’uguaglianza, per l’abbattimento dei filtri all’informazione diffusa. Ogni inizio segna una fine. Oggi terminano in Italia gli anni Ottanta e Novanta e Zero Zero – compiendo quella trasformazione che ha in piazza Alimonda a Genova il cominciamento autentico e sanguinario di questo inizio. read more