UNA VERGOGNA!
Ancora intimidazioni di stampo fascista ai danni di chi non si arrende al clima di odio e al razzismo sdoganato anche dal governo penta-legato. Un manifesto, affisso sul muro d’ingresso della CGIL a Bergamo, mette alla gogna presunti sostenitori di Cesare Battisti e di non precisati “stupratori clandestini”. È l’ennesima dimostrazione di quanto in questo paese si stia pianificando un attacco alla democrazia mai visto dal 1945 ad oggi. Il nostro pensiero più affettuoso a tutte le compagne e i compagni presi di mira da questa vergognosa azione squadrista, in attesa che gli autori del vile gesto vengano esemplarmente condannati!
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PER RICORDARE I 20 ANNI DEL CENTRO SOCIALE 28 MAGGIO
alcune brevi note :
Perché 28 maggio?
Per non dimenticare una strage Fascista e di Stato avvenuta in piazza Loggia il 28 maggio del 1974 alle ore 10,12.
Chi siamo?
Siamo Comunisti, apparteniamo alla classe degli sfruttati, degli emarginati, dei diseredati, dei precari,dei disoccupati.
La nostra storia come centro sociale inizia nel 1998 in una struttura di novanta metri quadrati, un ex negozio in affitto, in via XX settembre a Rovato, un comune guidato allora da uno dei sindaci più razzisti della provincia, Roberto Manenti. noto per le sue ordinanze contro gli immigrati e per aver inaugurato una via ai caduti della repubblica sociale di Salò. Infatti il giorno dell’inaugurazione si presentavano due pattuglie dei carabinieri a darci il benvenuto. Quella sede, nonostante i limiti di spazio ci permise di sviluppare iniziative innovative, incontri, dibattiti, corsi vari, rappresentazioni teatrali, concerti in acustica, proiezione di filmati, cene di autofinanziamento diventando un punto di riferimento politico importante per il nostro territorio.
Dopo i sei anni di convenzione, l’affitto non venne più rinnovato, a causa delle pressioni politiche sulla proprietà. Scegliemmo comunque di continuare.
Alcuni compagni, dopo mesi di ricerca, trovarono una struttura adeguata nei pressi della stazione di Rovato in via Europa n. 54. Si trattava di una vecchia fabbrica dismessa che veniva venduta a lotti di trecento metri quadrati.
I compagni presentarono un progetto che inizialmente sembrava folle: acquistarla per poi ristrutturarla e renderla agibile attraverso una forma di partecipazione militante senza dover passare dalle banche che sono per noi la massima espressione negativa di questa società capitalistica.
Presa la decisione ci fu una grande mobilitazione di tutti i compagni/e nel reperire risorse e nel lavoro di sistemazione dello spazio e dell’ambiente:
dai muri che non c’erano, ai bagni, alle porte, alle finestre, al pavimento, agli impianti, si doveva costruire tutto perché il posto era una grande “scatola” vuota che doveva essere riempita.
Il risultato è stato qualcosa di straordinario, nei 300 metri quadrati abbiamo ritagliato tutto quello che può servire per svolgere ogni tipo di attività:
ampio salone per concerti e dibattiti, sale riunioni e ufficio, cucina e magazzino, tutto costruito dai compagni/e utilizzando molto spesso oggetti recuperati che la gente buttava e che noi abbiamo fatto rivivere.
Da quel momento sono iniziate le sfide nella gestione, nei turni, nella manutenzione, nell’organizzazione di centinaia di attività che si svolgevano e si svolgono all’interno del Centro Sociale 28 maggio, il tutto supportato della caparbia volontà di dimostrare che un sogno lo si può realizzare se insieme viene sognato.
LA STRADA DEL REGIME
Sono anni che in Italia si è inserito il “reato di solidarietà” assente nel codice penale ma presente nel “codice politico e sociale”, reato di chi intende mettere in discussione non tanto il diritto all’accoglienza , ma quello all’Uguaglianza. L’arresto di Mimmo Lucano è l’esempio più lampante dell’uso di questo reato.
Il sindaco di Riace è fra i 50 uomini più influenti al mondo secondo la rivista Fortune, al quale Papa Francesco ha rivolto parole di ammirazione e gratitudine. Le battaglie personali di Mimmo e i riconoscimenti internazionali per il suo modello di integrazione hanno fatto scuola in Europa, da Bruxelles a Cambridge.
Evidentemente però c’è chi ha avuto interesse a smontare e a denigrare un sistema che dà invece valore non solo a Riace, ma a tutta la Calabria, perché manda in corto circuito la logica della guerra tra poveri, rompendo la narrazione per cui “bianchi” e “neri” avrebbero interessi contrapposti.
Il reato di “immigrazione clandestina” è un’invenzione di Bossi e Fini, ed è il classico reato che produce “crimine” là dove non c’è. Il sindaco di Riace è stato arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, cioè per aver organizzato la solidarietà, per aver rotto questo schema, suggerendo così possibilità di integrazione – oltretutto a costo quasi zero!
L’esperienza positiva di Riace, della sua amministrazione, ha avuto contro sin dall’inizio i fascisti i razzisti e la ndrangheta e poi anche settori degli apparati dello stato, in assoluta continuità tra la gestione Minniti e quella di Salvini, che hanno fatto di tutto per impedire che questa esperienza potesse essere un punto di riferimento per altre amministrazioni. Per questo da due anni a Riace erano stati tagliati e sospesi i fondi che in giro vengono distribuiti a pioggia e anche in pessime mani. L’arresto suona, politicamente, come una vendetta per aver dimostrato che nel nostro Paese si può essere accoglienti e si può combattere la deriva razzista e xenofoba insegnando e praticando solidarietà.
L’arresto del sindaco dell’accoglienza è un atto gravissimo, un segno di quel degrado autoritario e pericoloso che minaccia i principi stessi della nostra Costituzione. Contro quest’arresto bisogna alzare più alta possibile la voce dell’indignazione.
Siamo tutti in pericolo, NON SI ARRESTA UNA SPERANZA!
A questo governo e a tutte le istituzione noi diciamo: se arrestate Mimmo allora dovrete arrestare tutti noi compagne e compagni che pratichiamo da tempo il vostro “reato di solidarietà”!!!
IL NUOVO O IL VECCHIO???
Quello che è successo dai primi di gennaio in poi, dal momento in cui si sono messe in piedi le liste elettorali per le politiche del 4 marzo, non è nient’altro che lo specchio della realtà politica con cui abbiamo sempre avuto a che fare.
Si potrebbe dire : niente di nuovo sotto il sole!
Per quest’ottima ragione se noi intendiamo costruire qualcosa di nuovo dobbiamo cambiare il nostro modo di agire e di rapportarci al nostro interno, partendo dalla denuncia diretta nei confronti di chi agisce attraverso le vecchie modalità che hanno sempre adottato alcune componenti che interpretano la politica come gestione del potere per il potere.
COMUNICATO DI SOLIDARIETA’ AL POPOLO VENEZUELANO PER IL VILE ATTENTATO AL PRESIDENTE MADURO
“Divisi siamo gocce, uniti siamo tempesta”
Il Centro Sociale “28 maggio” e Potere al Popolo della Franciacorta esprimono sdegno per l’attentato al Presidente del Venezuela Maduro e solidarietà attiva nei confronti del popolo venezuelano.
Noi stiamo con Maduro perché Maduro sta col popolo del suo paese contro l’ingiustizia, lo sfruttamento, l’imperialismo!
Il popolo … sono le donne, prime beneficiarie delle politiche chaviste; il popolo … sono i 40 popoli nativi i cui diritti sono ora tutelati dalla Costituzione; il popolo … sono i bambini che vanno a scuola, il Venezuela ha sconfitto l’analfabetismo e si sono aperte le porte all’istruzione superiore gratuita e a quella universitaria per tutti; il popolo … beneficia ora delle misiones educative, sanitarie, culturali e dei consigli comunali che pianificano le politiche sociali attraverso le cooperative comunali; il popolo … è il protagonista dell’informazione che attraverso la Costituzione viene garantita plurale e alternativa, visto che il 70% dei programmi soprattutto radiofonici deve provenire dagli abitanti della zona coperta dalla frequenza radiofonica; il popolo … sono le persone con disabilità che vengono inserite per legge in tutti gli ambiti socio-produttivi; il popolo … sono i lavoratori a cui è garantito un salario minimo vitale che viene ritoccato ogni anno e il Venezuela è il paese dell’America Latina in cui la distribuzione del reddito è meno diseguale, dove è prioritario il controllo sulla sicurezza del lavoro attraverso una legge organica del lavoro; il popolo … sono i piccoli agricoltori che vengono sostenuti contro il latifondismo, che è contrario all’interesse sociale, e i pescatori dopo l’eliminazione della pesca industriale a strascico; il popolo … ora per il 90% ha accesso all’acqua potabile sicura, acqua che è un bene pubblico.
Il Venezuela, cioè il suo popolo, possiede giacimenti di gas e grandi riserve d’oro, diamanti, minerali di ferro, bauxite e carbon fossile, costituisce la prima riserva mondiale di greggio, ma è anche ricchissimo di acqua, il petrolio del secolo a venire. Se prima del 2004 il 53% dei profitti andava alle imprese multinazionali e il 47% allo Stato, ora va allo Stato il 94% e solo il 6% viene intascato dalle imprese miste. E tutto questo per il bene del popolo!
Il Venezuela partecipa all’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA). Questo blocco regionale, che vede Cuba al suo interno, mira a consolidare l’integrazione del Sudamerica e dei Caraibi in base a principi di solidarietà, complementarietà, giustizia e cooperazione. Questo sodalizio promuove l’indipendenza, l’autodeterminazione e l’identità dei popoli che la compongono. ALBA è anche uno spazio finanziario indipendente, un argine allo strapotere del dollaro.
Il Venezuela bolivariano vuole incamminarsi verso il socialismo senza aver compiuto una classica rivoluzione, si può criticare da sinistra perché sul piano economico è ancora un ibrido attraversato da spinte contraddittorie, ma non si può non essere meravigliati da questo tentativo di risparmiare al paese un bagno di sangue. Distruggere un paese è facile, ma per ricostruirlo ci vuole tempo e i chavisti amano il loro paese ed è per questo che ne preservano il futuro anche ecologico. Il bagno di sangue lo auspicano invece una borghesia criminale che vede la fine dei suoi privilegi, asservita e sponsorizzata dagli USA che ancora considerano l’America Latina il giardino di casa del loro impero.
La costruzione del Socialismo del XXI secolo è un processo, per questo è sempre in pericolo. Gli USA non possono permettersi di veder crescere questo modello alternativo che antepone gli interessi dell’essere umano a quelli del profitto, per questo fiumi di dollari finanziano l’opposizione sia quella aperta che quella illegale che il 6 agosto 2018 ha tentato di eliminare fisicamente il Presidente Maduro.
Noi compagne e compagni rendiamo omaggio a questo popolo che ha invertito il segno dei rapporti secolari tra aristocrazie locali e masse popolari e indigene, tranciando ogni legame di sudditanza con i gringos del nord e i loro tirapiedi europei.
Noi compagne e compagni ricordando sempre la frase di Tomás Borge che campeggia sul muro del nostro centro sociale “siamo sognatori che conoscono gli amici e conoscono i nemici” sappiamo che i nostri nemici possono anche vestirsi con gli abiti della rivoluzione, ma se sono contro il Presidente Maduro, sono contro il Popolo del Venezuela!
Hasta La Victoria Siempre!
SOS SALVIAMO L’UMANITA’
Stiamo vivendo il trionfo del razzismo e della xenofobia, non solo in Italia, ma anche in Polonia, Ungheria, Croazia e Austria
Sono riusciti a farci credere che la povertà e la diversità sono i nostri veri nemici dai quali dobbiamo difenderci, ci stanno facendo credere che salvare vite umane sia un reato e che questo reato verrà perseguito.
Il portavoce del nostro governo, il ministro degli Interni Salvini, urla: “Basta ONG nel Mediterraneo per salvare i naufraghi”, nessuno scafista deve attraccare nei porti italiani”. E si prefigge di espellere dall’Italia 500.000 immigrati irregolari
Il nostro Paese non è più centro responsabile di soccorsi e salvataggio nel Mediterraneo, la nuova circolare trasmessa sul canale della Capitanerie di porto parla chiaro.
Il governo italiano ha dato disposizione alla Guardia Costiera di ignorare gli SOS provenienti dalle navi delle Ong nel Mediterraneo.
Salvini ribadisce la volontà di mantenere i porti chiusi alle navi umanitarie violando i trattati internazionali e andando contro ogni principio di umanità e solidarietà: ancora una volta la politica degli stati europei si pone al di sopra delle vite delle persone
In realtà l’accordo stipulato da Salvini con la Libia prosegue per filo e per segno quanto già avviato dai governi Renzi e Gentiloni, si torna dunque al piano Minniti: soldi alla Libia, piano di sviluppo per l’Africa, campi in Niger, Ciad e Mali, corridoi umanitari per chi ne ha diritto.
Muoiono cosi, donne, uomini e bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorso o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà.
Mentre l’attenzione mediatica è tutta focalizzata sul Mediterraneo, che è diventato simbolo di traversate pericolose su barconi strapieni e di migranti annegati, ci si dimentica di un luogo in cui si stima che più persone muoiano, il più delle volte senza lasciare traccia nel silenzio più assoluto: il deserto del Sahara. Da più di un anno l’Algeria ha abbandonato nel deserto del Sahara oltre 13.000 persone, tra cui donne incinte e bambini, intercettandole al confine ed espellendole, senza acqua né cibo, spesso sotto la minaccia di armi. È quanto ha riportato il quotidiano Al-Jazeera English, basandosi su un report dell’agenzia di stampa The Associated Press, pubblicato lunedì 25 giugno. Anche l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) tempo fa avevano informato su questa situazione. Il direttore dell’Africa occidentale e centrale, Richard Danziger, ad una conferenza a Ginevra mesi fa aveva detto: “Non abbiamo ancora una stima del numero di persone uccise nel deserto del Sahara affermando che dal 2014 potrebbero essere morti nel deserto, persi, assetati, esausti con una temperatura di oltre 40 gradi, da soli, con bambini, in piccoli gruppi, circa 30.000 esseri umani.
BISOGNA SAPER SCEGLIERE IN TEMPO…NON ARRIVARCI PER CONTRARIETA’
Oggi 28 maggio Piazza Loggia è gremita, i rintocchi della campana in ricordo delle vittime consapevoli della strage fascista di Stato sono gli stessi che segnano il de profundis della nostra Costituzione.
La logica terrorista dello spread e dei mercati finanziari, utilizzata dal presidente Mattarella, sancisce ufficialmente l’inizio alla nuova fase di regime espressione del fascismo tecno-finanziario europeista.
Il voto “democratico”, per quanto le ultime leggi elettorali siano incostituzionali, non rappresenta più da anni l’espressione della volontà politica del popolo italiano.
Comunque si voti, e la vittoria del NO al referendum sulla controriforma renziana della Costituzione del 4 dicembre 2016 lo dimostra, la funzione delle forze politiche, qualsiasi sia il loro progetto, viene ridotta a semplice amministrazione delle linee imposte dal sistema blindato della Commissione Europea, che non è nient’altro che l’organo decisionale dell’Unione Europea, i cui componenti, non eletti dal popolo, devono garantire la loro indipendenza dagli Stati di appartenenza. Questo spiega come l’attentato alla democrazia sia un progetto neoliberista pensato da tempo e attuato a livello europeo come espressione diretta dei poteri forti dell’economia e della finanza.
Tra Banca Centrale Europea e Parlamento italiano il “nostro” presidente sceglie di servire i suoi padroni europei. Chi ancora non ha capito che siamo entrati in una fase di regime di dittatura imposta attraverso gli accordi di Maastricht e di Lisbona confonde la democrazia con l’autoritarismo della finanza e dei mercati.
Mattarella ha dato inizio ad un golpe bianco i cui sbocchi saranno comunque drammatici. La sua mancanza di lungimiranza politica è del tutto evidente perché dà ulteriore spazio alle componenti reazionarie che sono uscite vittoriose da queste elezioni.
Chiamiamo a raccolta tutti i PARTIGIANI difensori della libertà e della democrazia per costruire un’opposizione ferma e determinata contro ogni regime cripto fascista nazionale e tecno-finanziario europeista.
COMUNICATO DI SOLIDARIETA’ AL CSA MAGAZZINO 47
COMUNICATO DI SOLIDARIETÀ
del Centro Sociale “28 maggio”
al CSA Magazzino 47
Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 2018, un gravissimo attentato incendiario fascista ha bruciato la libreria del Magazzino, la matrice di questo atto infame è chiaro! Si potrebbe dire che non c’è due senza tre! Prima il lancio di bombe carta all’esterno e all’interno delle casette di via Gatti, poi l’incendio delle auto al campo Sinti di via Orzinuovi, per arrivare ora all’incendio del CSA Magazzino 47.
I fascisti e i razzisti intendono provocare danni irreparabili alla convivenza civile in questa città, per restaurare la funzionale distinzione degli “opposti estremismi” di infausta memoria in spregio all’impianto stesso della nostra Repubblica, nata dalla Resistenza al nazifascismo.
Nessun opposto estremismo! Noi siamo i rappresentanti di quei Partigiani, per la maggior parte giovani, che andarono in montagna per dare una speranza al nostro paese, quella di uscire dall’incubo di un regime liberticida, sanguinario e guerrafondaio: il fascismo!
Lo Stato con il suo potere coercitivo, in questo momento rappresentato dal ministro degli Interni Minniti, sta tradendo i fondamenti stessi della Repubblica Italiana. Questo potere sa solo distruggere attraverso la precarietà, lo smantellamento dello stato sociale, l’espropriazione dei diritti e la desertificazione culturale. Ecco come una libreria diventa un luogo simbolo di tutto ciò che fa paura al regime vigente. In questo momento di fine campagna elettorale questi pagliacci, che hanno svenduto tutto, hanno trovato una via d’uscita, un salvagente, quella teoria degli opposti estremismi, arnese vecchio e logoro degli anni Settanta!
Massima solidarietà alle compagne e ai compagni del CSA Magazzino 47 che hanno trasformato un luogo degradato in una realtà ricca di senso!
Chiediamo a tutte le componenti Antagoniste, Antifasciste e Comuniste di rimanere unite di fronte a questi attacchi che preludono ad una stagione che dobbiamo affrontare con grande coraggio e determinazione.
COMUNICATO DI SOLIDARIETA’ per le vittime del fascio-leghismo di Macerata
Comunicato di solidarietà per le vittime del fascio-leghismo di Macerata
Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune. (Alessandro Manzoni)
Innanzitutto il nostro pensiero solidale è per le sei vittime di questo vile attentato di matrice fascio-leghista, avvenuto a Macerata il 3 febbraio 2018 ad opera di Luca Traini, candidato alle elezioni comunali di Corridonia, in lista con la Lega Nord, che ha terrorizzato le vie del centro esplodendo colpi da un’auto in corsa contro persone di origine africana.
A Jennifer Odion, Nigeria, 25 anni; Mahamadou Toure, Mali, 28 anni; Wilson Kofi, Ghana, 20 anni; Festus Omagbon, Nigeria, 32 anni; Gideon Azeke, Nigeria, 25 anni; Omar Fadera, Gambia, 23 anni vanno i nostri pensieri più cari e il nostro sdegno totale per ciò che stanno patendo dal punto di vista fisico e morale.
Speriamo che le autorità di questo paese dalle passioni tristi, mostrino fattivamente la solidarietà degli italiani, con un risarcimento di tipo morale ed economico, per lenire in qualche modo, se mai ciò fosse possibile, l’orrore che hanno vissuto e vivranno dopo questa tentata strage.
Le narrazioni tossiche dei media che stanno ignorando le vittime e il comunicato di Forza Nuova, partito neofascista che solidarizza con l’assassino ed è pronto a pagargli le spese legali, non depongono a favore di una presa di coscienza collettiva di quanto grave sia il senso di irresponsabilità di chi dovrebbe garantire un minimo di coesione sociale. La questione morale in Italia è una ferita aperta che sanguina!
L’attentato di Macerata è la dimostrazione che quando un pensiero diventa pensabile ci vuole poco perché diventi anche praticabile, e i media unitamente ad una classe politica immorale questi pensieri li hanno sdoganati e dunque ne sono responsabili!
La tentata strage di Macerata è frutto del razzismo istituzionale e mediatico che attraverso la dittatura dell’ignoranza di berlusconiana memoria ha ucciso l’intelligenza e la cultura del nostro paese. L’Italia nel secondo dopoguerra, sulla spinta della Resistenza al nazifascismo, è stata un laboratorio di idee e creatività, ma il potere economico attraverso le macchine del linguaggio, ha distrutto le condizioni cognitive, psichiche, etiche e immaginative della nostra popolazione. Per rendere sopportabile questo sistema ansiogeno e senza futuro in cui lo spazio sociale è privatizzato, l’illegalità diffusa ovunque, il lavoro sottopagato, precario e in nero, si fa leva sull’aggressività nazionalista, il razzismo e il fanatismo dell’appartenenza.
Tutto questo è già stato scritto dopo l’uccisione a Fermo di Emmanuel Chidi Namdi, nigeriano, nel luglio 2016 da parte di Amedeo Mancini, ultrà della Fermana, legato ai giri dell’estrema destra, e dopo la Strage di Firenze del dicembre 2011 durante la quale due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, furono uccisi da Gianluca Casseri, un estremista di destra sostenitore e attivista del gruppo politico neofascista CasaPound, suicidatosi mentre le forze dell’ordine gli davano la caccia.
Nello stesso giorno della tentata strage di Macerata girava su facebook uno squallido video in cui un ex calciatore Stefano Tacconi si esprime in modo sommamente volgare contro gli immigrati invitandoli a prendere “il cammello e tornare a casa!” e rivendicando di essere fascista ma, attenzione, non razzista! Queste esternazioni filmate durante una chiacchierata in auto del Tacconi con altri personaggi del mondo del calcio, sono l’espressione del “senso ormai comune” razzista che senza vergogna si esprime a tutti i livelli nella nostra società, infettando anche la sinistra istituzionale e il mondo cattolico più tradizionalista che danno forma al fenomeno del “razzismo democratico” ormai moneta corrente; ma noi antifascisti, antirazzisti e comunisti, memori della citazione di Alessandro Manzoni, lottiamo perché il “buon senso” chiamato in causa, non se ne stia più nascosto ma decida di urlare forte e chiaro che non c’è posto nella nostra vita e nella nostra società per questa “gentaglia”!
Ma da dove nasce questo senso comune razzista? Nasce dal dilagare di una sottocultura piccolo borghese di matrice fascio-leghista che trova nei poteri forti e, soprattutto nei media una connivenza criminale. Quando Forza Nuova termina il suo scellerato comunicato prendendo a testimone “un’Italia che vuole reagire e non morire d’immigrazione.” copre con un sudicio velo la realtà, quella cioè di un fascio-leghismo come espressione del modo di produzione fatto di fabbrichette, lavoratori dell’edilizia di esportazione, padroncini strangolati dai padroni e dalle banche, sfruttamento intensivo della manodopera immigrata in tutti i settori economici, rendite da immobili fatiscenti, desiderio di potenza e illegalità diffusa. È perché ci sono gli immigrati che l’Italia sopravvive alla morsa della concorrenza economica mondiale! Ma devono star zitti, piegare la testa alle minacce e allo sfruttamento, senza diritti non solo economici e sociali, ma anche umani!
I mandanti morali di questa tentata strage di Macerata sono i servi dell’Unione Europea, quelli che applicano al nostro paese una politica economica punitiva che colpisce chi non riempie le condizioni stabilite, che ignora lo sviluppo di una politica produttiva dell’Europa preferendole quella distruttiva di politiche economiche concorrenziali in cui le questioni sociali ignorate sono considerate il prezzo da pagare per la santificazione dell’Euro.
I mandanti reali del “razzismo di strada” invece sono le leggi Minniti-Orlando, Bossi-Fini, Turco-Napolitano (chissà perché le porcate le firmano sempre in coppia), sono loro che fanno del razzismo lo strumento per la sopravvivenza di un paese in crisi economica profonda, senza i “nostri” schiavi noi saremmo ancor più schiavi di questo sistema economico ultraliberalista, per queste ragioni non basta lo sdegno, che ci ha spinto a scrivere questo comunicato, ma ci vuole la lotta antifascista e antirazzista che resta la cifra del nostro agire quotidiano sul territorio.
le Compagne e i Compagni del Centro Sociale 28maggio
ANTAGONISTI PER NON ESSERE COMPLICI
“ Il segreto è che siamo sognatori, siamo utopistici,
ma non di quei sognatori che stanno sempre con il cuscino
sotto la testa sulla veranda di casa, siamo sognatori
con i piedi piantati per terra, siamo sognatori con gli occhi bene aperti,
siamo sognatori che conoscono gli amici e conoscono i nemici”
(una frase di Tomas Borge che abbiamo riportato sui muri del Centro Sociale 28 maggio)
Il Centro Sociale “28 maggio” di Rovato (BS), presidio Antifascista, Antirazzista e Comunista della Franciacorta, guarda positivamente e con grande interesse al percorso iniziato sabato 18 novembre 2017, a Roma, al Teatro Italia, organizzato dall’ Ex OPG Occupato – Je so’ pazzo di Napoli.
In questa assemblea, dove si sono ritrovate moltissime realtà sociali e politiche che agiscono sul territorio, si è deciso di unirsi per dare vita ad “una lista popolare che riesca a intercettare il bisogno di riscossa che cova nel nostro paese”.
Il nostro impegno come militanti Comunisti è sempre stato dettato dallo stato di necessità di chi non ha né voce né potere, e ci sentiamo vicini a questa nuova esperienza che mette insieme nella stessa casa donne e uomini integri, coscienti e liberi da interessi personali che lottano per cambiare lo stato di cose presente e pensano che sia arrivato il momento, visto che nessuno ci rappresenta, di rappresentarci.
Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo eliminare la sensazione di sconfitta e di rassegnazione che ha generato la stagione del “meno peggio” o dell’illusione di avere “governi amici”. Dobbiamo avere una visione lucida di ciò che oggi si intende per “sinistra”: una sinistra sconfitta sul terreno sociale che ha pensato di salvarsi istituzionalizzandosi, separando se stessa dalla classe che avrebbe dovuto rappresentare, proponendosi come forza di governo per rendersi complice dei padroni. Questa mutazione genetica, introiettando la sconfitta dell’idea di alternativa a questo sistema, l’ha resa complice della ristrutturazione neoliberalista. Tant’è vero che i governi di centrosinistra sono quelli che maggiormente hanno distrutto lo stato sociale e instaurato lo stato di polizia. Oggi se la “sinistra” vuole rinascere lo deve fare su un terreno radicale, non più di compromesso sociale.
Per queste ragioni il nostro obiettivo politico deve essere prima di tutto un’opposizione senza sconti, e in secondo luogo, ma non meno importante, la ripresa della conflittualità sociale per il cambiamento radicale di un sistema autoritario basato sulle disuguaglianze sociali.
Oggi noi dobbiamo riappropriarci della cultura del conflitto affossata dalla cultura della mediazione e del “meno peggio”: le piazze sono le istanze dei bisogni dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, di tutti gli sfruttati. Le piazze sono il nostro unico “governo”!
Se rimettiamo finalmente in campo l’idea dell’alternativa, dobbiamo rimettere in circolazione anche l’idea che questa non è più possibile senza una rottura con la situazione esistente, con l’Unione Europea e i suoi trattati, da quello di Maastricht a quello di Lisbona, con la Nato e con l’Euro. Il presupposto inevitabile di un cambiamento politico, democratico e sociale così sostanziale deve riportare al centro come riferimento coagulante la nostra Costituzione.
Dobbiamo essere Antagonisti per non essere Complici.