La battaglia dei referendum

Car* compagn*,

vorrei segnalarvi che ormai è aperta la campagna elettorale referendaria per i 2 sì all’acqua pubblica e contro il nucleare.

La campagna è già in salita, non solo per la decisione del governo di non accorpare le votazioni dei referendum con le amministrative che si svolgono il 15 maggio, e quindi di fissare la celebrazione dei referendum il 12 giugno (a scuole chiuse e con l’estate in agguato, spudorato tentativo di far saltare il quorum), cui è stato opposto ricorso alla corte costituzionale (ma non ci scommetto nulla sul suo accoglimento), ma anche perchè c’è un’ombra famelica che si allunga sui referendum, l’ombra di Di Pietro che ha raccolto le firme sul nucleare e adesso sta tentando di appropriarsi della paternità di quello sull’acqua. In più Di Pietro ha proposto il referendum sul legittimo impedimento, che si presenta come una specie di plebiscito pro o contro Berlusconi, che rischia di oscurare tutti gli altri e di aprire una deriva politicista che potrebbe mettere tra parentesi il profondo significato sociale e ambientale degli altri.

Tra l’altro i referendum sull’acqua non sono soltanto sull’acqua, ma in generale contro la privatizzazione dei beni comuni, l’art. 1 del primo referendum cita espressamente il sistema dei trasporti pubblici urbani e quello della raccolta dei rifiuti come non privatizzabili.

Quindi abbiamo l’occasione di condurre una grande battaglia sociale, ma anche culturale e politica, di valenza generale, che riesca ad aggregare dal basso, forze sociali non necessariamente contaminate dal fetore che emana dai cadaveri in avanzato stato di decomposizione dei partiti politici e di organizzazioni sindacali o di scopo che vivono in rapporto simbiotico con le istituzioni.

D’altra parte la valanga dell’oltre un milione e quattrocento mila firme con cui sono state corredate le richieste dei referendum è indice di una disponibilità diffusa a livello di massa a farla finita con l’ubriacatura neoliberista e privatizzante che tanti guasti ha prodotto negli ultimi decenni.

Lo stesso referendum sul nucleare, che è nato come trovata propagandistica dell’istrione Di Pietro, ha oggi, in maniera forse cinicamente paradossale, grandi possibilità di essere vincente, se solo pensiamo alle notizie/immagini choccanti del blocco delle centrali giapponesi dopo la terribile devastazione dello tsunami/terremoto.

Pare però che tutti questo ai compagni e alle compagne di Brescia non importi granchè. Altrimenti non si spiegherebbe il loro non intervento e durante la campagna della raccolta di firme ed oggi che ormai siamo alla vigilia della scadenza elettorale.

Certamente non siamo in un periodo in cui la militanza è l’orizzonte quotidiano che attraversa la vita di molti/e di noi e coloro che invece tirano la carretta sono a volte allo stremo delle forze.

Né voglio sostenere che la battaglia sui referendum sia più importante di altre. Tante altre sono ugualmente degne e necessarie.

Semplicemente affermo che la battaglia per l’acqua e contro il nucleare, che faccia emergere la possibilità di un ciclo virtuoso rifondativo della politica e della società basate sulla difesa, la coltivazione, il rispetto dei beni comuni, si trova oggi ad uno snodo fondamentale. Ci rendiamo conto che questa battaglia entra oggi e per i prossimi tre mesi in una fase decisiva? O forse siamo talmente abituati a perdere e a piangerci addosso, che l’idea che si possa vincere non ci deve neanche sfiorare? O forse pensiamo che entrerà in campo qualche entità taumaturgica che ci risolverà i problemi o almeno ci risolleverà il morale?.

Quest’estate, durante i preparativi della festa della radio, mentre si allestivano i vari stand, ero rimasto piacevolmente sorpreso dagli addobbi e quindi dalla caratterizzaione visiva e quindi politica che i compagni e le compagne della salamaia avevano dato al proprio stand: il leit motiv era quello dell’acqua pubblica.

Allora, mi sono detto, quet’argomento ha fatto breccia tra tanti e tante di noi.

C’è un però. Perchè non c’era nessuno di questi equeste tanti e tante a raccogliere firme, perchè adesso non si comincia a partecipare alle riunioni che stanno lanciando quella, che, ora e per i prossimi tre mesi potrebbe e dovrebbe essere la madre di tutte le battaglie? Esagero? MAH!

Magari qualcun* particolarmente ortodoss* potrebbe pensare che a Brescia questa battaglia è

inquinata dalla forte presenza delle parrochhie e dei cattolici. Certo però che, se non ci si misura concretamente su tali questioni, la parte più genuinamente antiliberista o addirittura anticapitalista rischia di essere sempre in minoranza anche se si sbatte.

Possibile che i vari comitati ambientalisti, che dal centro città alla periferia si impegnano su temi importanti, non abbiano la sensibilità di cogliere l’importanza di questa battaglia, che, ripeto, è improcrastinabile. Tra tre mesi, infatti, non ci sarà più. Forse non riusciamo ad immaginare quale contraccolpo negativo potrebbe derivare dalla sconfitta di questi referendum soprattutto per l’iniziativa a livello di base, che dovrebbe stare a cuore a tant* di noi.

Queste note confuse vogliono essere un po’ una specie di invito/appello con il cuore in mano, un appello a partecipare ai lavori e alle iniziative, alla battaglia del comitato referendario bresciano

“2 SI’ per l’acqua bene comune”. Si può aderire come gruppi, comitati, collettive e associazioni organizzate versando 50 euro al comitato oppure come singol* compagn* versando 20 euro, questi soldi serviranno a finanziare la campagna elettorale.

Martedì 22 marzo presso i comboniani, viale Venezia 116, ci sarà una prima assemblea pubblica con Marco Bersani.

Sabato 26 marzo a Roma ci sarà la manifestazione nazionale incentrata sulla difesa dell’acqua pubblica e di tutti i beni comuni, da Brescia partirà un pullman alle ore 6 da via Volturno-piazzale Iveco (contributo 10 euro). Spero che quel giorno riusciremo a mettere da parte qualche impegno.

Occorre la forza, la ragione e la partecipazione di tutt* noi. Non perdiamola questa occasione.

Ciao

Pino

 

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