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Brunetta: “Basta col certificato antimafia”

da Blitzquotidiano.it

ROMA, 26 SET – Renato Brunetta dice basta al certificato antimafia per le imprese. Il ministro per la Semplificazione normativa ha infatti detto che in Italia la burocrazia va snellita.

”Una delle vitamine per la crescita e’ la semplificazione. Perche’ famiglie e imprese devono fornire certificati alla pubblica amministrazione che li ha gia’ in casa? Basta certificato antimafia. Basta pacchi di certificati per partecipare ai concorsi. Ci sono tante riforme che non costano niente ma che producono crescita”. read more

escalation di violenza‏

Due appunti che mi fanno pensare, oggi. uno è un comunicato recentissimo del ministro Maroni, si può leggere in
http://www.libero-news.it/news/818655/Hanno-intenzione-di-uccidere-Allarme-di-Maroni-sui-No-Tav.html 
 Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, lancia l’allarme: “Ho sentito che il sindacato di polizia Sap dice che questi hanno intenzione di uccidere: io temo sia così, perchè quando si prendono le bombe carta, le molotov, i massi da lanciare addosso a poliziotti e carabinieri si ha intenzione di uccidere”. Nel mirino del sindaco leghista ci finiscono i militanti No-tav, che nella notte passata sono tornati a manifestare a Chiomonte. “Lo avevo detto e lo ribadisco – ha aggiunto Maroni -: questa è la mia opinione”- 
Il secondo punto è un articolo di Massimo Fini, apparso sul Fatto quotidiano il 7/9 scorso. 
Dice Fini che dopo l’esternazione di Berlusconi che questo è “un paese di merda” (cito!) si sarebbe aspettato che gli italiani scendessero in strada, non per il solito e inutile sciopero politico alla Camusso, ma per dirigersi, con bastoni, con randelli, con mazze da baseball, con forconi verso la villa di Arcore o Palazzo Grazioli o qualsiasi altro bordello abitato dall’energumeno per cercare di sfondare i cordoni di polizia e l’esercito
di guardie private da cui è difeso, e dirgli il fatto suo. Invece la cosa è passata come se nulla fosse. Encefalogramma piatto
Ora, Fini, nonostante scriva sul Fatto quotidiano, è un uomo di destra. di estrema destra, quella che fa riferimento ad Alain de Benoist (si vedano i suoi riferimenti come Movimento Zero, il partito che ha fondato). Si legga il suo “Manifesto dell’antimodernità” a questo link
http://www.massimofini.it/ultime/manifesto-dell-antimodernita
dove appaiono anche i nomi dei firmatari, dallo stesso de Benoist a personaggi del calibro di Paolo Signorelli (oggi deceduto, l’ideologo di Terza posizione), di Alberto Mariantoni, che scrive da Ginevra dove risiede dal 1970, quando fu indagato per il tentato golpe di Borghese, di Franco Nerozzi, veronese, che patteggiò una condanna per un’accusa di traffici di mercenari in vista di un tentativo di golpe alle Comore, dei missini di lunga data Tomaso Staiti di Cuddia e Filippo Misserville, e tutta una serie di militanti di quella destra che è nota come “comunitarista”, che gravita intorno a riviste come “Aurora”, “Rinascita nazionale”, “Eurasia”; ed una serie di triestini, tra i quali Lorenzo Salimbeni, attivista della “Riva destra” di Azione giovani ed oggi membro del direttivo della Lega nazionale e di Generazione Europa assieme a Marco Bagozzi, altro firmatario.
In questo manifesto, del quale non sono riuscita a trovare la data esatta di pubblicazione (credo estate del 2010, ma aspetto ulteriori dati, se qualcuno li sa), si legge questa conclusione, che ben si accosta a quanto scritto da Fini nell’articolo sopra citato:
Levate la testa, gente. Non lasciatevi portare al macello docili come buoi, belanti come pecore, ciechi come struzzi che han ficcato la testa nella sabbia. Infondo non si tratta che di riportare al centro di Noi stessi l’uomo, relegando economia e tecnologia al ruolo marginale che loro compete. Chi condivide in tutto o in parte lo spirito del Manifesto lo firmi. Chi vuole collaborare anche all’azione politica, nei modi che preferisce e gli sono più congeniali, sarà l’arcibenvenuto. Abbiamo bisogno di forze fresche, vogliose, determinate, di uomini e donne stufi di vivere male nel “migliore dei mondi possibili” e di farsi prendere in giro. Forza ragazzi: si passa all’azione.
L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno oggi è di qualcuno che cavalchi il cavallo della protesta per fare ciò che Maroni dice di “temere”. Penso che sarebbe opportuno rispondere per le rime a personaggi del calibro di Fini, che dopo essersi creato un’immagine “alternativa” di uno che le canta a tutti e pensa ad un nuovo modo di fare politica, alla fine tira fuori battute che sembrano uscire da quel vecchissimo copione spesso replicato in Italia che ha il titolo di “strategia della tensione”.
Forse sono un’allarmista, ma è mia abitudine tenere gli occhi aperti. read more

“Che tempo che fa”. Si tocca la TAV, e il PD scatena il finimondo.

da Petrolio.it

Si fa tanto parlare di censura televisiva, di spazi democratici che si riducono sempre più sul piccolo schermo, di conduttori cacciati perché “di sinistra”. Fabio Fazio, col suo “Che tempo che fa” pare sopravvivere a tutte le bufere, continuando a rappresentare bene l’elettorato piddino e i suoi leader.

Ma anche il programma del weekend ha la sua variabile impazzita, imprevedibile, nei panni del meteorologo Luca Mercalli. Il quale, domenica sera, non ha avuto paura di sedersi su quella poltrona e pronunciare un’appassionata arringa contro la TAV(comprensibile: Luca è vasusino) e in difesa delle due attiviste ancora agli arresti (ne avevamo parlato qui). read more

IL 15 OTTOBRE SARÀ UNA GIORNATA EUROPEA E INTERNAZIONALE DI MOBILITAZIONE

“gli esseri umani prima dei profitti, non siamo merce nelle mani di politici e banchieri,

chi pretende di governarci non ci rappresenta,

l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani, democrazia reale ora!”

Commissione Europea, governi europei, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale,  multinazionali e poteri forti ci presentano come dogmi intoccabili il pagamento del debito, il pareggio del bilancio pubblico, gli interessi dei mercati finanziari, le privatizzazioni, i tagli alla spesa, la precarizzazione del lavoro e della vita. read more

Abolito con decreto il Sindacato e i diritti dei lavoratori. Incredibile, ma vero

da SenzaSoste.it

articolo_18_megafonoPurtroppo lo avevamo ampiamente previsto. La ricetta di questo governo è ormai nota:

a) si prende un obiettivo qualsiasi tipo la distruzione dei diritti più elementari dei lavoratori, b) si inserisce in un maxidecreto cacciuccato all’interno del quale si introducono riforme idiote in grado di catturare l’attenzione dei media e di quegli allocchi dell’opposizione. c) si fa discutere tutto il paese delle riforme idiote d) si ritirano le riforme idiote e) rimane ferma solo la riforma obiettivo che, tuttavia, siccome siamo stati magnanimi con la revoca delle riforme idiote, viene inasprita e corretta in favore degli interessi dei più forti. Et voilà, il gioco è fatto. E’ successo con la somministrazione di lavoro, con l’arbitrato e sta succedendo ancora con l’abolizione dell’efficacia dell’art. 18 alla quale è stata aggiunta in extremis la soppressione sostanziale del sindacalismo confederale. L’art. 8 della manovra aggiuntiva, di quel Decreto 138/11, è il perno della riforma intorno al quale sono comparse e poi scomparse un centinaio di poco credibili intuizioni per la soluzione della crisi. Si tassano in via straordinaria i redditi superiori a 90.000 euro. Anzi no, non li tassiamo più. Si aboliscono il 25 aprile, il 2 giugno e il primo maggio. Anzi no, li teniamo. Si aboliscono le province e si accorpano i comuni. Anzi no, va tutto bene così com’è. Abolisco l’art. 18. No, non è vero, anzi, si, è vero. E l’opposizione, di qualsiasi tipo, da quella bollita e priva di qualsiasi credibilità del PD, che addirittura frena sullo sciopero generale, a quella dei centri sociali più estremisti, ha cominciato a parlottare e a balbettare su queste clamorose minchiate e non ha visto questo bluff clamoroso dell’accoppiata Tremonti-Marcegaglia. Ovviamente, come detto, in cambio del ritiro di tutte le leggi-minchiata, il Governo ha stretto ancora di più sulla riforma del diritto del lavoro ed ha introdotto il testo definitivo, quello che aveva preparato sin dall’inizio ma che se fosse stato presentato nella sua stesura completa avrebbe suscitato polemiche e reazioni feroci. Oggi, invece, venduto come risultante dell’incontro tra opposte fazioni, come merce di scambio con la scampata eliminazione del 25 aprile, assume una sua dignitosa presentabilità. Il provvedimento passato in commissione si conferma nel suo nucleo centrale stabilendo che, “fermo restando il rispetto della Costituzione, nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro”, le specifiche intese aziendali e territoriali “operano anche in deroga alle disposizioni di legge” ed alle “relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro”. Le intese valide, però, a differenza di quanto stabilito nella versione “Soft” della riforma, saranno non solo quelle “sottoscritte a livello aziendale o territoriale da associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”, ma anche quelle sottoscritte dalle associazioni “territoriali” “con efficacia nei confronti di tutti i lavoratori interessati” che potranno avere ad oggetto: “le mansioni del lavoratore, i contratti a termine, l’orario di lavoro, le modalità di assunzione, le conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro”. L’emendamento approvato in Commissione, cioè, prevede che anche i sindacati percentualmente più rappresentativi a livello territoriale possano sottoscrivere accordi con le aziende. Possono sottoscrivere le intese o le “associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale”, ovvero le “loro rappresentanze sindacali operanti in aziende” e le intese, si ribadisce, avranno “efficacia per tutti i lavoratori, a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relativo alla presenze sindacali”. Vi risparmio l’analisi sull’esclusione dell’operatività degli accordi di cui sopra per le lavoratrici madri, che, per quanto sacrosanto è solo il frutto di un intervento di Nostro Signore e dei suoi rappresentanti in Parlamento. Vi invito, invece a riflettere sulla portata epocale di questa novità legislativa. Come già spiegato nel mio precedente intervento (138/11 del 13/8/11: l’apocalisse del diritto del lavoro) a cui vi rimando, ci potranno essere aziende, ad esempio, che, ricattando le rappresentanze sindacali interne con i livelli occupazionali in tempo di crisi, otterranno il placet su accordi che prevederanno, in caso di licenziamento, unicamente un risarcimento del danno in favore del lavoratore limitandolo a poche mensilità, al posto della reintegra e del risarcimento. E per aziende diverse si potranno avere situazioni differenti per cui in una il lavoratore che ha subito il licenziamento illegittimo si prenderà tre mensilità di risarcimento, in un’altra 5, in un’altra ancora 8 a seconda della forza contrattuale della RSU o dei sindacati territoriali. Questo schema, poi, si applica anche alla possibilità di utilizzare sistemi audiovisivi (fino ad oggi fortemente limitato), alla conversione dei contratti precari in contratti subordinato a tempo indeterminato, alle mansioni (e quindi al divieto di demansionamento) e all’orario di lavoro (e quindi ai suoi limiti). Ci troveremo aziende dove un lavoratore sarà costretto a lavorare con strumenti tecnologici che ne misurano la produttività, mentre in altre questo sarà vietato, lavoratori che possono passare da inquadramenti direttivi a semplice manovalanze ed altre dove questo non sarà possibile. Ci saranno aziende dove l’uso del contratto a termine e del contratto a progetto sarà indiscriminato e dove in caso di contratti precari illegittimi la conseguenza non sarà più la trasformazione in contratto subordinato a tempo indeterminato ma altro, magari ancora una volta un banale risarcimento. Ebbene, non è più solo questo. Questi stravolgimenti senza precedenti della vita delle lavoratrici e lavoratori italiani non potranno essere introdotti solo a seguito di un accordo con i sindacati maggiormente rappresentativi, e quindi, si presume, maggiormente competenti sul piano nazionale ma, sostanzialmente con chiunque, con il primo gaglioffo che passa da quelle parti. Spieghiamo perché. Prendiamo un’azienda media di una provincia (o, perché no, di un piccolo comun) del sud italia dove storicamente il livello di sindacalizzazione dei lavoratori è basso. Il datore di lavoro che voglia introdurre dei peggioramenti pesanti a danno dei lavoratori quali, ad esempio, l’eliminazione della reintegra nel proprio posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, non potrà farlo se non in combutta con la RSU. Se questo “imprenditore” volesse, potrebbe architettare la creazione di un Sindacatino territoriale composto da impiegati e operai compiacenti che in cambio avrebbero privilegi e certezze, far guadagnare a questa organizzazione consenso con mezzi leciti e meno leciti per poi, una volta insediata una maggioranza di componenti della RSU nella propria azienda, scrivere le regole del diritto del lavoro aziendale. E’ chiaro anche a coloro che non sono inclini ad osannare il Sindacalismo Confederale che in un contesto come questo la presenza di tali associazioni garantirebbe dei livelli minimi di tutele ed una armonizzazione a livello nazionale dei diritti. In questo modo, invece, in provincia di Varese ed in provincia di Livorno, avremmo due ordinamenti diversi con tutto ciò che ne consegue sul piano della concorrenza. Se a Benevento si licenzia con facilità si ricatta più agevolmente e quindi si produce di più, l’azienda di Torino, dove è maggiore la sindacalizzazione, non minaccerà più la delocalizzazione in Romania ma a Benevento fino a quando gli operai stessi si vedranno costretti a chiedere al sindacato di accettare l’accordo al ribasso pur di non perdere il posto di lavoro. In tempi di crisi, vere o supposte, l’unico obiettivo di Confindustria e di questo Governo è l’abbattimento del costo del lavoro che si realizza solo con l’eliminazione del ruolo del sindacato e della sua funzione quasi che la crisi fosse stata determinata dai lavoratori dipendenti. Inutile dire che lo sciopero generale in questo contesto è sacrosanto e dovrà vedere l’adesione e la partecipazione attiva di tutte e di tutti come momento iniziale di costruzione di una strategia complessiva per la destituzione di questa classe politica e per la creazione di un progetto di ristrutturazione del diritto del lavoro che abbia come unico fine quello di abrogare sic et simpliciter tutte le norma approvate negli ultimi dieci anni in questa materia. Ribadisco che la debolezza dell’azione sindacale e politica degli ultimi anni è dovuta principalmente alla totale assenza di un progetto politico alternativo a quello del centro destra che, in quanto tale, sta solo facendo il suo lavoro che consiste nello smembramento del diritto del lavoro in favore dei ceti più ricchi che rappresenta. Quello che manca è il progetto della sinistra, l’alternativa a questo disastro, la possibilità concreta di sperare in un paese migliore. Nessuno lotta davvero se non sa con precisione per cosa e per chi. Marco Guercio tratto dahttp://marcoguercio.blogspot.com 5 settembre 2011

5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche


Incontriamoci il 1° ottobre a Roma

Per adesioni: appello.dobbiamofermarli@gmail.com
http://sites.google.com/site/appellodobbiamofermarli/

E’ da più di un anno che in Italia cresce un movimento di lotta diffuso. Dagli operai di Pomigliano e Mirafiori agli studenti, ai precari della conoscenza, a coloro che lottano per la casa, alla mobilitazione delle donne, al popolo dell’acqua bene comune, ai movimenti civili e democratici contro la corruzione e il berlusconismo, una vasta e convinta mobilitazione ha cominciato a cambiare le cose. E’ andato in crisi totalmente il blocco sociale e politico e l’egemonia culturale che ha sostenuto i governi di destra e di Berlusconi. La schiacciante vittoria del sì ai referendum è stata la sanzione di questo processo e ha mostrato che la domanda di cambiamento sociale, democrazia e di un nuovo modello di sviluppo economico, ha raggiunto la maggioranza del Paese. read more

ADRO: SUL MONTE ALTO COMPARE UN’ENORME SCRITTA NO TAV

da http://franciacorta.radiondadurto.org

Ha suscitato non poca sorpresa nei cittadini franciacortini e nei passanti che percorrevano la statale Rovato-Iseo il veder comporsi, nel tardo pomeriggio di sabato 6 agosto, un’enorme scritta sul monte Alto di. La scritta è stata posizionata sotto il pratone della croce, proprio in vetta al monte che segna l’inizio delle prealpi a sud del lago d’Iseo.

Di un’altezza di almeno 40 metri è visibile da tutta la sezione est della franciacorta ma anche dall’autostrada A4 nei pressi del casello di Rovato. Sul territorio sono già diverse le azioni di questo tipo che anche la stampa locale, oltre che la redazione Franciacorta di Radio Onda d’Urto, non ha mancato di evidenziare: oltre alle solite scritte sui muri si contano diversi striscioni appesi sui cavalcavia e grandi opere murarie di protesta, sopratutto contro l’autostrada Brebemi in costruzione proprio a sud della franciacorta. read more

Riflessioni sugli indignados

da Militant-blog.org

Sulla scorta del bell’articolo di Alain Touraine (sebbene pieno di cliché para-democratici) pubblicato su Repubblica qualche giorno fa, vogliamo provare a dire due parole anche noi su questa ondata indignata che ha attraversato alcuni paesi europei e nordafricani. Provare a sistematizzare un discorso che abbiamo molte volte accennato nel corso di questi mesi, nel susseguirsi delle varie vicende politiche e delle numerose proteste che si sono alternate nelle capitali di mezza Europa, ma mai affrontato nel suo complesso. Ovviamente, siamo ancora dentro le mobilitazioni, ne siamo troppo vicini cronologicamente e troppo toccati politicamente per avere quella visione distaccata e lucida che sarebbe necessaria. Però, dopo più di un anno di spinta politica apparentemente omogenea ed effettivamente diffusa, gli elementi in campo sono già abbastanza. read more

Borghezio condivide le idee del terrorista norvegese. VERGOGNA!

da enricoberlinguer.it  

Non ci bastava Feltri per leggere pezzi sconcertanti dopo l’attacco terroristico in Norvegia, ci si mette Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord a spargere ulteriore schifezza sulla questione.  ”Le idee di Breivik (l’autore della strage di Oslo e di Utoya, ndr) sono condivisibili” dichiara il leghista durante trasmissione ‘La zanzara’ di Radio24.

“Buone alcune idee di Breivik, alcune ottime” insiste Borghezio “la difesa della cristianità in Europa è sacrosanta”. Nonostante gli interventi dei conduttori, non riesce proprio a opporsi e a condannare la violenza scaturita da quelle idee, salvaguardandole e difendendole strenuamente. Per un europarlamentare come Borghezio quindi, anche se le idee scaturiscono violenza, quelle vanno comunque salvaguardate. Non possiamo che rimanere allibiti dal cinismo del personaggio in questione, incapace di esprimere anche un benché minimo cenno di umanità e rispetto verso le vittime delle stragi, specialmente per i giovani diciottenni-ventenni morti durante l’attacco a Utoya. read more

UN’ALTRO GIORNO DI SCUOLA

da Notav.info

La giornata appena trascorsa porta con sè le due facce della medaglia della situazione che stiamo vivendo: da un lato la ricchezza, l’unità, la solidarietà del movimento notav e dall’altra l’arroganza di un potere sempre più in difficoltà che sa rispondere a un popolo che difende il suo territorio solo con idranti, lacrimogeni e manganelli.

La giornata inziata con uan gita al Rocciamelone, la cui vetta allieta sempre i nostri sguardi ricordandoci la potenza della montagna, ha avuto due grandi appuntamenti che si sono dimostrati unici: alle 16 il raduno degli alpini notav, che in oltre trecento si sono ritrovati davanti al cancello della centrale per manifestare contro la presenza degli alpini all’interno del non-cantiere di Chiomonte. L’orgoglio di un popolo di montagna, che ha sempre inteso il cappello con la penna come una missione di defa del territorio e della popolazione, non per la guerra e per difendere con il proprio operato, la militarizzazione della Valsusa. Un comunicato syampa dell’ANA , diffidava gli alpini a prtecipare al raduno, in barba agli ordini, gli alpini, ribelli e notav, non solo si sono radunati, ma hanno percorso il sentiero che dalla centrale va alla Maddalena, fermandosi poi anche successivamente. read more