Esprimiamo piena solidarietà ai compagni che hanno subito le perquisizioni di questa mattina. Denunciamo il pesante clima di intimidazione che ormai da parecchio tempo a Brescia sta colpendo tutti coloro che si ribellano a questo potere violento e repressivo che intende mettere a tacere ogni forma di dissenso e opposizione sociale. La crisi che stiamo vivendo porta alla perdita di migliaia di posti di lavoro e di conseguenza al peggioramento delle condizioni di vita di ognuno di noi, non possiamo stare a guardare indifferenti, l’indifferenza non ci appartiene. Vogliamo essere protagonisti del nostro presente e del nostro futuro e di fronte a coloro che ci stanno rubando il futuro noi non intendiamo abbassare la testa. Utilizzeremo tutti gli strumenti legali che abbiamo per contrastare questa DITTATURA imposta dalle banche e dai poteri finanziari ai governi centrali che intendono applicarla utilizzando strumenti repressivi contro tutti coloro che non si piegano a questo volere. Difenderemo, da ogni forma di aggressione politica e istituzionale tutti gli spazi che ci siamo conquistati in questi anni di lotte sociali. Questi spazi, come Magazzino 47, sono patrimonio collettivo di tutto il movimento perché danno la possibilità a forze politiche, sindacali, associative e a singoli individui di riunirsi organizzando iniziative culturali, ricreative e di impegno politico fuori dalla logica consumistica del mercato.
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COMUNICATO IN MERITO ALLE PERQUISIZIONI DOMICILIARI DEL 4/01/2012
Mercoledì 4 Gennaio 2012, alle ore 6 della mattina agenti della DIGOS, mandato della procura alla mano, irrompono nelle abitazioni di 5 attivisti del movimento bresciano, 3 studenti medi appartenenti al Kollettivo Studenti in Lotta, 1 attivista del centro sociale Magazzino 47 ed un militante di Sinistra Critica e collaboratore dell’emittente antagonista Radio Onda d’Urto.
Lettera aperta dei black bloc: “A voi pacifisti dedichiamo un Vaffanculo”
Sulla pagina di Antifascismo Militante è apparsa poco fa la lettera degli esponenti di quelli che si definiscono black bloc o blocco nero. Ecco il testo:
Bene. Si è concluso questo weekend dove i giornalisti sentono ancora i postumi della sbronza, ubriaci ingordi pronti ad enfatizzare ogni singola goccia di rum concorrenti in una gara di fantasia. Rimane tanta amarezza tra tutti gli indignati, pacifici e non. Gli unici a festeggiare coloro che la violenza la vedono come un fine e non un mezzo.
Non vogliamo prendere parola per descrivere il disagio che sicuramente gli indignati “pacifici” hanno subito, non rientrando tra questi, ma pretendiamo di prendere parola per il disagio che abbiamo e stiamo subendo noi, razza mista o bastarda che condivide ideali degli uni e mezzi degli altri.
UN’ALTRO GIORNO DI SCUOLA
da Notav.info
La giornata appena trascorsa porta con sè le due facce della medaglia della situazione che stiamo vivendo: da un lato la ricchezza, l’unità, la solidarietà del movimento notav e dall’altra l’arroganza di un potere sempre più in difficoltà che sa rispondere a un popolo che difende il suo territorio solo con idranti, lacrimogeni e manganelli.
La giornata inziata con uan gita al Rocciamelone, la cui vetta allieta sempre i nostri sguardi ricordandoci la potenza della montagna, ha avuto due grandi appuntamenti che si sono dimostrati unici: alle 16 il raduno degli alpini notav, che in oltre trecento si sono ritrovati davanti al cancello della centrale per manifestare contro la presenza degli alpini all’interno del non-cantiere di Chiomonte. L’orgoglio di un popolo di montagna, che ha sempre inteso il cappello con la penna come una missione di defa del territorio e della popolazione, non per la guerra e per difendere con il proprio operato, la militarizzazione della Valsusa. Un comunicato syampa dell’ANA , diffidava gli alpini a prtecipare al raduno, in barba agli ordini, gli alpini, ribelli e notav, non solo si sono radunati, ma hanno percorso il sentiero che dalla centrale va alla Maddalena, fermandosi poi anche successivamente.
G8 di Genova, la storia di Mark Covell // Un sopravvissuto della scuola Diaz
Il cronista inglese accusa: “Nessuno ha mai pagato”. In un video ha ricostruito le aggressioni da parte delle forze dell’ordine. “Non tutti gli agenti sono stati identificati. Chi sa, parli”
Cittadino onorario di Genova “per la forza e il coraggio dimostrati nell’espletamento della sua funzione di informazione e divulgazione giornalistica su quanto visto e vissuto durante gli eventi del G8 2001, rappresentando tutti coloro che si pongono al servizio della libertà di stampa anche a rischio della propria incolumità”. L’inglese Mark Covell, una delle vittime dell’assalto alla scuola Diaz, è stato insignito della cittadinanza onoraria dal sindaco Marta Vincenzi a dieci anni dalla notte in cui le sue costole furono fratturate, i polmoni perforati e fu ricoverato in fin di vita per emorragie interne con danni alla spina dorsale e 16 denti in meno.Mark Covell non ride mai: non solo non gli riesce psicologicamente a causa di un disturbo psicologico da stress post traumatico ancora molto forte, ma per non mostrare la sua dentiera sgangherata, da vecchio indigente. Peccato che questo uomo piccolo e scheletrico non sia anziano : ha 43 anni. Quella del giornalista indipendente inglese Mark Covell, è la storia di una vita andata male. Presa a calci dal populismo becero di una classe politica tanto arrogante quanto priva di morale, in grado di orientare, con una dose di cinismo senza possibilità di mediazione, tutto ciò che da lei dipende, comprese le forze dell’ordine. Se a sfigurargli il volto e a mandarlo in coma – la notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, a Genova, davanti al cancello della scuola Diaz – furono gli scarponi, i manganelli e i pugni della polizia, non c’è dubbio che il clima politico di allora avesse contribuito a far sentire onnipotenti le forze di sicurezza. L’assalto alla sede del Social Forum fu anche la traduzione con tecniche da “macelleria messicana” (come disse il comandante Michelangelo Fournier) della visione dispotica del potere da parte del governo di allora e specialmente di alcuni suoi esponenti.Sospensioni, non promozioni
“A distanza di 10 anni, ciò che fa male è vedere che dirigenti della polizia, come Spartaco Mortola, condannati in appello per i pestaggi di quella notte, sono stati promossi – dice con una smorfia di disgusto – e Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sono ancora ai vertici delle istituzioni italiane. Con il loro atteggiamento hanno creato il clima affinché alla Diaz e a Bolzaneto venissero violati i trattati internazionali, ratificati peraltro dall’Italia, a protezione delle libertà civili degli individui, come il diritto di esprimersi, di non venire puniti fisicamente, di non essere torturati, di avere una difesa legale, di non essere detenuti arbitrariamente”. Mark Covell ragiona da cittadino del mondo anglosassone, dove i politici si dimettono per questioni di opportunità, di etica, non solo per aver commesso un crimine. Il giornalista prima di andare a Genova, la settimana scorsa è andato a Roma per cercare di incontrare i rappresentanti sindacali della polizia e chiedere loro di fare pressione affinché vengano sospesi gli ufficiali e gli agenti della pubblica sicurezza, che nella sentenza d’appello del 2008, furono condannati. “L’Inghilterra non è certo un paese perfetto ma, come potete vedere anche da ciò che sta accadendo in questi giorni, i vertici della polizia si sono dimessi ancor prima di andare a processo”. Sono rimasto scioccato quando ho saputo che Mortola era stato promosso addirittura questore. Non chiedo, come avviene nel mio paese, che un alto ufficiale, condannato in secondo grado di giudizio, venga sospeso, ma che almeno non venga promosso”.
Voi dovete avere paura,,,non del giovane che ha scagliato la pietra ma delle migliaia di persone che lo hanno applaudito.
Voi dovete avere paura, non del giovane che ha scagliato la pietra ma delle migliaia di persone che lo hanno applaudito. Dovete avere paura della signora di mezza età che chiama, senza conoscerli, “nostri figli” gli incarcerati che voi chiamate black block. Dovete avere paura dell’operaio in tuta che rincorre i giornalisti di una stampa asservita al regime e la mette in fuga, in un clamore che grida Vergogna!, per la manipolazione e le falsità raccontate. Dovete avere paura degli imprenditori che hanno cominciato a boicottare gli alberghi che ospitano le forze dell’ordine, evitando che se ne servano fornitori e rappresentanti. Dovete avere paura del pensionato che ascolta con attenzione le istruzioni su come si indossa una maschera antigas. Dovete avere paura degli amministratori comunali che fan da pacere. Dovete avere paura del disperato bisogno di non usare la violenza per potersi fare ascoltare. Dovete avere paura di voi stessi. Perché siete accecati dalla vostra arroganza. Avete militarizzato una valle e permesso ai vostri pretoriani di sparare per primi, quando la folla era ancora a duecento metri dal presidio dichiarato. Coprite sgherri che hanno sparato ad altezza uomo gas nocivi e scaduti, vietati addirittura dalla convenzione di Ginevra. Chiamate eroi personaggi che hanno manganellato e massacrato gli arrestati, trascinandoli tra due ali di picchiatori che dessero loro il ben servito e orinassero sui loro corpi, mentre li colpivano e negavano loro per ore il soccorso medico. Dovete avere paura di tutta la gente che ha visto e che conosce queste cose e non si lascia più abbindolare dalla stampa di regime. Che non ha dubbi sugli articoli scritti perché non deve farsi raccontare cose viste coi propri occhi. Dovete avere paura della gente comune, perché è questa che sfila davanti a voi. Sostieni i prigionieri No Tav Anche solo una lettera o una cartolina può essere molto importante per gli arrestati, soprattutto se viene dalla valle resistente, facciamoli sentire parte di noi, mandiamo i nostri saluti, i nostri pensieri, disegni, sensazioni: Marta Bifani casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino Roberto nadalini casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino Salvatore Soru casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino Giancarlo Ferrari casa circondariale via Pianezza, 300 10151 Torino
IL DISPOSITIVO MILITARE DI DIFESA DEL FORTINO DE LA MADDALENA COSTERA’ IL DOPPIO DEL FINANZIAMENTO UE ALLA TORINO LIONE
da Notav.info
Alleghiamo in basso una cartina esplicativa delle recinzioni ad oggi posizionate a Chiomonte e di seguito una attenta analisi a cura dei comitati no tav della val Sangone in cui si evidenziano le criticità dei costi di sicurezza. Come si può notare dalla cartografia in basso l’area recintata ad oggi è completamente esterna all’area di cantiere prevista e alla cartina degli esprorpri presentata lo scorso anno e poi depositata con il progetto che alleghiamo anch’essa in basso. Questa pseudo recinzione che di fatto è un fortino-questura è un pezzo di cantiere? Se un’opera pubblica non serve e per di più non è voluta da una popolazione si costruisce una caserma e poi a fianco un cantiere per difenderne l’operato? Non è una truffa dire all’europa e al mondo che i lavori sono iniziati quando nella realtà si è aperta una nuova caserma in val di Susa e nulla di più? Con questi interrogativi vi lasciamo come già anticipato ad una attenta analisi dei costi…