Manlio Milani si deve dimettere

La Rete Provinciale Antifascista stigmatizza la decisione del Presidente dell’Associazione Familiari vittime di Piazza della Loggia, Manlio Milani, di partecipare al convegno organizzato da Casa Pound Italia sulla strage del 28 maggio 1974.

L’associazione Casa Pound, come si legge sul sito www.casapound.orgsi propone di sviluppare in maniera organica un progetto ed una struttura politica nuova, che proietti nel futuro il patrimonio ideale ed umano che il Fascismo italiano ha costruito con immenso sacrificio”;

il suo programma, al punto 18, propone di riscrivere la Costituzione: “La Costituzione della Repubblica Italiana va riscritta. Essa è opera di uomini che la compilavano all’indomani della guerra civile ed adempivano a quel compito nella scia dei carri armati stranieri “;

i suoi esponenti in numerose interviste e comunicati si definiscono “fascisti del terzo millennio”: essi si rifanno esplicitamente al programma di San Sepolcro, elaborato da Mussolini nel marzo del 1919, con il quale furono fondati i fasci di Combattimento, e alla Repubblica di Salo, che si ispirava a quel programma.

Casa Pound ha sede in diverse città e si è resa protagonista di intimidazioni, irruzioni, provocazioni, aggressioni, spedizioni punitive, nonché di iniziative di propaganda contro i disabili, contro la società multirazziale, e di brindisi alla Shoa.

La XII  delle disposizioni transitorie finali della Carta Costituzionale afferma:

E’ vietata la riorganizzazione,sotto qualsiasi forma,del disciolto partito fascista

Milani in quaranta anni di costante e tenace attività per la ricerca della verità ha insegnato a tutte le generazioni che ha incontrato sul suo cammino che, a prescindere dagli esiti processuali, la storia ha evidenziato come  la strage di Brescia sia l’esempio concreto del connubio tra destra eversiva e apparati deviati dello Stato.

Una strage, quella di piazza della Loggia, che ha colpito direttamente al cuore l’attivismo operaio degli anni ’70, costituendo l’apice della “strategia della tensione”. Una strage di chiara matrice fascista e che ha visto all’opera il più complesso meccanismo di organi dello Stato, teso a deviare indagini ed a coprire responsabilità, al punto che, dopo otto processi, ancora nessuno è stato identificato come esecutore e come mandante.

Chi è rimasto sul selciato di Piazza Loggia partecipava in modo convinto ad una manifestazione antifascista, perché la risposta messa in atto dal movimento operaio contro la violenza dell’estrema destra al servizio del potere padronale era ampia ed intransigente.

Tutto ciò ci rende incomprensibile la decisione di Milani di accettare il confronto con chi ideologicamente appartiene e, in forme meno visibili, giustifica la stessa storia di chi ha sparato e messo bombe contro compagni e militanti antifascisti.

Anche il tentativo di Milani di giustificare la sua partecipazione con l’apertura di un dialogo tra Giustizia e Perdono, teso a spiegare ai “fascisti del terzo millennio”, quelli dalla faccia da bravi ragazzi, il proprio punto di vista e la propria verità storica, è anacronistico perché si schianta contro la presenza di Gabriele Adinolfi. Fondatore di Terza Posizione e dei Nar.  Adinolfi è stato condannato per banda armata e coinvolto nel processo per la strage di Bologna, a lungo latitante all’estero è rientrato in Italia solo a reato caduto in prescrizione.

L’unico risultato ottenuto da Milani è lo sdoganamento di Casa Pound Italia e la legittimazione politica di una formazione di ispirazione fascista dai pesanti connotati xenofobi, razzisti ed antisemiti; che utilizza la violenza come strumento di attività politica.

Il risultato ottenuto da Milani è l’aver dato dignità politica ad una formazione che, secondo la nostra Carta Costituente, dovrebbe essere bandita ed emarginata.

Non crediamo che Milani ignorasse di dover dibattere con esponenti storici dell’eversione fascista, e con una generazione di nuovi fascisti appartenenti comunque ad un’area che non rinuncia alla violenza, spesso assassina, anche nella fase storica attuale. Sono militanti fascisti quelli che il 16 marzo del 2003 a Milano hanno accoltellato a morte il militante di sinistra, Davide Cesare Dax; sono sempre squadracce fasciste quelle che si sono rese protagoniste di diversi episodi  di violenza in varie città d’Italia:

a Verona il primo maggio 2008, un ragazzo, Nicola Tommasoli, veniva pestato a morte da cinque neonazisti;

a Roma il Blocco Studentesco di Casa Pound si rende protagonista dello scontro in piazza Navona dell’ottobre 2008, aggredendo e terrerorizzando giovanissimi studenti in manifestazione, e pochi giorni dopo si rendeva protagonista dell’irruzione alla RAI contro la trasmissione di RAI 3 “Chi l’ha visto” colpevole di aver denunciato e documentato l’aggressione.

A Brescia si sono verificati diversi fatti preoccupanti: l’aggressione in pieno giorno di uno studente da parte di quattro nazifascisti di Casa Pound, sotto gli occhi della madre, per il solo fatto di essere stato riconosciuto come militante del movimento studentesco bresciano; la comparsa sui muri di Chiari e di Brescia di scritte deliranti che inneggiavano a un’altra strage di Piazza Loggia; infine la sera del 10 febbraio scorso, in Piazza Tebaldo Brusato, a Brescia, tre attivisti della Rete Antifascista, di cui due donne, hanno subito una violentissima aggressione da parte di una trentina di uomini di queste formazioni neonaziste, che con nomi diversi e molte volte intercambiabili, perseguono gli analoghi fini politici di carattere fascista e nazista.

L’iniziativa di Milani non ha giustificazioni plausibili se non il suo desiderio, ben poco condivisibile, di mantenere uno stretto legame con le istituzioni, anche quando queste ultime sono connotate di principi ed azioni distanti dal percorso antifascista e costituzionale, e si collocano all’interno di quel revisionismo storico che dura da anni e che tende a mettere sullo stesso piano vittime e carnefici. La lunga fase di analfabetizzazione politica ha eroso i valori civili della nostra convivenza. A parole nessuno attacca frontalmente il valore della Costituzione nata dall’Antifascismo, ma allo stesso tempo viene innescato un processo sotterraneo di svuotamento della nostra democrazia, che sostiene di lasciare inalterati i principi della carta costituzionale; ma che in realtà modifica i rapporti politici e sociali, arrivando anche a riscrivere la storia. La deriva verso destra caratterizzata dall’era berlusconiana induce chi è malato di “istituzionalismo” a cercare chiavi di ingresso, passando anche da ambiti non solo diametralmente opposti ai propri principi fondanti, ma che sono addirittura gli stessi che sono sempre stati individuati e che sono sempre stati combattuti come nemici.

Non entriamo nella polemica se Milani fosse  al convegno a titolo personale o come Presidente dell’Associazione Familiari vittime di Piazza Loggia. Manlio Milani a quell’iniziativa non doveva partecipare, perché il ruolo politico e sociale che ha sempre ricoperto a Brescia ne aveva fatto la figura di riferimento delle vittime del fascismo. Del resto tutto il materiale di pubblicizzazione lo indicava come Presidente e lo stesso titolo del convegno è senza equivoci: “Casa Pound Italia incontra l’Associazione Familiari Vittime di Piazza della Loggia”.

L’iniziativa di Milani segna uno spartiacque senza possibilità di recupero, per gli otto morti di Piazza Loggia, per tutti gli antifascisti. Per la città di Brescia è uno sfregio irreparabile, ancor più dopo l’ultima sentenza del processo che ha visto ancora una volta lo Stato assolversi dalle sue responsabilità.

Crediamo che Manlio Milani debba compiere un gesto di umiltà e dignità , ma soprattutto di rispetto verso i bresciani e le vittime della strage Fascista e di Stato di Piazza Loggia, dimettendosi dalla presidenza della associazione, e che con il suo atto abbia di fatto rinunciato al ruolo politico e sociale che ha rivestito a Brescia. Anzi, riteniamo che lo abbia volutamente ripudiato.

Di fronte a questo grave episodio noi non possiamo più tacere,chi tace diventa complice di questo processo che intende legittimare organizzazioni nazifasciste collocate fuori dalla nostra Costituzione dettata dal sacrificio della lotta Partigiana di Resistenza.

 

 

Rete Provinciale Antifascista

 

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