L’Eni continua la sua politica espansiva e aggressiva in Africa. Oggi il chief operating officer del gruppo petrolifero, Claudio De Scalzi, e il ministro del Petrolio egiziano, Abdallah Ghorab, si sono incontrati al Cairo per un accordo su nuove perforazioni nel Western Desert, nel Mediterraneo e nel Sinai, con l’apertura di pozzi addizionali e l’accelerazione della messa in produzione di 12 pozzi esplorativi.
3 miliardi di dollari il costo dell’accordo. Già oggi comunque il gruppo italiano è il primo sfruttatore degli idrocarburi egiziani, con 500mila barili estratti al giorno.
Dopo aver fatto affari per anni con i vari Gheddafi e Mubarak, in pochi mesi l’Eni è riuscita a stringere nuovi accordi con i potenti di turno. Non tutti, però, in Africa, la pensano come i militari al potere. Non tutti, in Africa, sono daccordo con le politiche di colonizzazione energetica delle compagnie occidentali. Solo ieri infatti il Movimento di Emancipazione del Delta del Niger – il Mend – aveva annunciato la ripresa delle ostilità proprio con l’Eni, accusata assieme alle altri grandi compagnie petrolifere mondiali di devastare il sud della Nigeria attraverso l’estrazione intensiva di idrocarburi. L’annuncio del Mend è stato oggi giudicato “estremamente serio” dalla Camera di Commercio ItalAfrica. Il servizio con Daniele Pepino, autore del libro “Mend – Delta in Rivolta”. Ascolta l’intervista.