LA STORIA SIAMO NOI!

La storia si è fatta lunga,la polvere del tempo cade, ma basta una scrollatina che tutto torna crudo e violento come se fosse successo ieri.

(Franco Fortini)

La notizia: Giovedì 19 Settembre 2019 il Parlamento Europeo ha approvato con 535 voti a favore, 66 contrari e 52 astenuti la risoluzione di condanna dell’uso dei simboli del comunismo chiedendo la rimozione dei monumenti che in molti paesi europei celebrano la liberazione avvenuta ad opera dell’Armata Rossa, ed equiparando il comunismo al nazifascismo.

Le risposte dei compagni e delle compagne non si sono fatte attendere! Qui di seguito una selezione della nostra intelligenza collettiva comunista!

C’è chi sottolinea che il concetto di totalitarismo, lungi dall’essere oggettivo e neutrale, è al contrario un’espressione, sul piano ideologico e culturale, dello scontro mondiale tra capitalismo e socialismo nel secondo dopoguerra, ed evidenzia che il vero totalitarismo  è quello “liberale” che governa controllandoci e ingannandoci da decenni nell’interesse di poche élite privilegiate. La piena dittatura del grande Capitale, sfruttando le tecniche nazifasciste, ha sussunto l’opinione pubblica occidentale, raggiungendo l’obiettivo di una riscrittura orwelliana della storia contemporanea che criminalizza il comunismo nelle concrete esperienze socialiste, equiparandolo al nazismo, sancendo così il proprio trionfo, quello dell’Imperialismo a guida statunitense. In pratica il pensiero unico imperante veicola un messaggio per cui “totalitario” è chi si oppone all’Occidente, e più precisamente agli Usa, e le cose stanno così da più 70 anni. A posteriori, non possiamo che constatare il pieno successo di questa operazione.

C’è chi scrive che ormai il termine “comunismo” è praticamente diventato sinonimo di male assoluto e viene avvolto da una negatività a priori che si è diffusa moltissimo non soltanto tra i nemici storici del comunismo e quindi tra le forze di centrodestra, ma anche all’interno della stessa sinistra, che ha rimosso le sue stesse radici linguistiche prima ancora delle radici di valori, di progetti, e di punti di vista. Il processo ha preso qualche decina d’anni e il termine comunismo ha cominciato a sparire progressivamente dai titoli delle testate della sinistra che una volta avevano quasi tutte in varie forme la dicitura di giornale comunista, o l’aggettivo di comunista inserito da qualche parte. Dopo il crollo dei paesi del socialismo reale dell’Est e la caduta del muro di Berlino nell’89 è progressivamente diventato marginale nel linguaggio quotidiano. Dai partiti, in Italia e altrove, la sparizione è avvenuta con una rapidità spaventosa. Ciò che resta è un banale e generico concetto di sinistra che è buono per tutte le peggiori politiche di destra, basti pensare a Syriza e al PD, senza contare chi, come Vendola, spinge addirittura perché ci si congedi definitivamente dall’epoca della sinistra “del rancore e dei risentimenti”; detto questo si evince come ormai la parola sinistra sia serva del pensiero unico della destra trionfante. Per questa ragione chi è comunista osserva il quadro politico come se avesse davanti a sé il gioco della dama, ci sono i bianchi e i neri: gli uni estremizzano i loro discorsi rincorrendo l’ideologia nazista, mentre gli altri sottolineano che il loro gioco è più pulito: i primi aiutano i secondi in modo che la paura di una politica xenofoba, nazionalista, antieuropeista, e chi più ne ha più ne metta, dirotti i voti verso la dittatura del pensiero neoliberista, finazista, europeista e guerrafondaio; noi comunisti siamo i rossi e non giochiamo a dama!

C’è chi scrive che ormai, come nel film di Benigni, per il Parlamento dell’Unione Europea Auschwitz è stata liberata dagli americani! Questo anticomunismo è sempre socialmente e politicamente di destra e la sua virulenza significa che le politiche liberiste e di mercato della UE devono continuare a far danni e che bisogna stroncare ogni possibile conflitto sociale. I gilet gialli in Francia sono stati vittime della repressione democratica ed europeista, e prima di loro i greci e tanti lavoratori in tutta Europa. Ora l’anticomunismo dà veste ideologica alla caccia alle streghe. Esattamente come il maccartismo negli USA degli anni Cinquanta, che servì a perseguitare pensiero critico e lotte sindacali. Ma oltre alla ragione autoritaria all’interno della UE, il voto del Parlamento europeo serve ad una scopo ancora più grave: la guerra alla Russia. La NATO oramai comanda l’Unione Europea, e non a caso la nuova presidente Ursula von der Leyen è stata un ministro dalla difesa fanatico del riarmo della Germania. Del resto tutti i governi di estrema destra europea considerano la UE solo uno strumento per far arrivare le armi della NATO ai confini della Russia. Per combattere la quale UE e NATO armano i nazisti ucraini. A conferma del fatto che chi sostiene l’equivalenza di comunisti e nazisti, poi finisce per preferire questi ultimi.

C’è chi evidenzia come ormai il revisionismo storico faccia parte da molti anni dell’agenda politica di numerosi paesi europei, revisionismo che pone la questione del rapporto della nostra società con la storia, o meglio ancora della valenza politica della storia. La Polonia, per esempio, ha introdotto una legge sull’Olocausto, poi congelata, che stabilisce pene per chiunque leghi al paese i campi di sterminio o affermi un coinvolgimento e una responsabilità della popolazione polacca nei crimini nazisti. Ma questa negazione del passato non diventa forse condizione di possibilità del suo ripetersi? Se ciò che è avvenuto è occultato anziché essere assunto e giudicato per ciò che è, nulla impedisce che si verifichi nuovamente. Anzi, i meccanismi psicologici della coazione a ripetere lo rendono l’esito più probabile. La violenza e l’intolleranza radicale verso le diversità sono intrinseche al progetto politico nazifascista e non possono in alcun modo essere relativizzate. Farlo è un tentativo di occultamento del passato, e di fronte a questi tentativi dobbiamo chiederci quale sia l’obiettivo di chi nega o sminuisce questa  violenza del passato nazista e fascista. Per uscire dall’impasse appare inevitabile affrontare insieme la questione della verità della storia. Solo evitando di ridurla ad una insostenibile “oggettività scientifica” e assumendone la dimensione politica, grazie ad un lavoro di consapevolezza che eviti le patologie della memoria, potremo disporre di un criterio per valutare le pretese di chi nel passato cerca solo legittimità alle posizioni politiche del presente.



C’è chi si chiede: sino a quando si potrà accettare il dispotismo di un’istituzione come l’Unione Europea che intende imporre un’unica ideologia, quella neoliberale, e che criminalizza per legge qualsiasi altro pensiero alternativo? Se è vero che la risoluzione UE non ha grande valore materiale, la sua larga approvazione ci dice che nel continente si sta formando un’élite politica reazionaria e antidemocratica disposta ad equiparare Gramsci a Evola, Togliatti a Goebbels, i partigiani italiani, tre quarti dei quali erano comunisti, ai nazisti.

C’è chi pensando al Pd lo ritiene giustamente responsabile di aver infangato e tradito la memoria dei partigiani, eroi della Resistenza, combattenti per la libertà contro il nazifascismo. Partigiani che hanno liberato l’Italia e scritto la nostra Costituzione. Ma non solo, rinnegando la storia hanno sputato su Gramsci, Togliatti, Longo, Secchia, Terracini, Noce e tanti altri grandi padri e madri costituenti. L’europarlamentare Giuliano Pisapia, già icona della sinistra milanese, con un passato politico in Democrazia Proletaria, eletto deputato più volte nelle liste di Rifondazione, eletto sindaco di Milano nel 2011 con i voti di tutta la cosiddetta sinistra, Sel, Rifondazione e Comunisti Italiani, è tra gli europarlamentari che hanno votato a favore della risoluzione di condanna dell’uso dei simboli del comunismo. Lui sputa praticamente sul proprio passato!

C’è chi dice che d’ora in avanti (ma in realtà anche prima) la presenza dei piddini alle celebrazioni della Resistenza dovrebbe essere considerata un insulto alla memoria dei caduti nella lotta contro il nazifascismo.

C’è chi dice che la lettura storica proposta dalla risoluzione dell’Unione Europea è demenziale. Stalin denunciò per anni la politica da “kaiser” di Hitler con la sua aspirazione egemonica sull’Europa, mentre gli stati liberali avvallavano l’espansione nazista in funzione antibolscevica. L’URSS fu l’unico stato a difendere pubblicamente la Cecoslovacchia e provò fino all’ultimo a proporre a Francia e Gran Bretagna un’alleanza militare. Pure la Polonia respinse i contatti sovietici. Il patto Molotov-Ribbentrop fu una necessità storica  e permise all’URSS di avere due anni fondamentali per prepararsi ulteriormente alla guerra totale. Senza quell’accordo militare non ci sarebbe stata Stalingrado e il conseguente rovesciamento dei rapporti di forza a scapito del nazismo.

C’è chi sottolinea che con questa risoluzione l’Unione Europea realizza il sogno dei revisionisti e dei nazifascisti, svelando quella che è sempre stata la sua vera natura. Il ciarpame politico insediato a Bruxelles sotto il nome di “parlamento europeo” ha votato con ampia maggioranza l’equiparazione tra i nazisti e coloro che li hanno sconfitti. E’ evidente che dietro queste assurde disposizioni si cela il tentativo di fabbricare una narrazione comoda ai circoli reazionari euroatlantici, proprio quelli che occupano i centri nevralgici dell’amministrazione americana e guidano i loro presidenti fantoccio nelle opzioni più scellerate in politica estera. E’ evidente che si vuole condurre la coscienza collettiva, già obnubilata da decenni di oscurantismo mediatico, all’odio verso quei paesi che non si sottomettono all’economia di rapina dell’Occidente imperialista: Russia e Cina in primo luogo, che pur non essendo oggi fari del socialismo, rappresentano un argine imponente alle mire di dominio globale del capitalismo finanziario.
Questo tentativo di inculcare una versione contraffatta della storia è tipica dei regimi che necessitano del consenso in vista di un confronto militare. D’altra parte le continue aggressioni verso ogni paese che osa ribellarsi al saccheggio delle oligarchie economiche ed il pervicace tentativo di mantenere le relazioni internazionali alla massima tensione possibile, lasciano intendere che di questo passo le prossime generazioni non avranno un futuro di pace.
La UE si toglie anche l’ultima maschera e si rivela, per chi ancora ne dubitasse, un docile strumento della barbarie imperialista. Uscire al più presto da questo covo dev’essere il primo intendimento di ogni forza della galassia socialista che non abbia venduto per un piatto di lenticchie gli ideali di cui è erede.

C’è chi pone l’accento sul fatto che questa risoluzione intende aprire la strada all’intensificazione e alla generalizzazione della persecuzione e del divieto dei partiti comunisti, e a porre ostacoli, come sta accadendo, ad altre forze progressiste e al movimento sindacale con la complicità di Unione Europea e NATO, in diversi Stati membri, come Lituania, Estonia, Lettonia e Polonia, tra gli altri, dove, insieme alla riabilitazione e all’esaltazione storica del fascismo e alla glorificazione dei collaboratori con il nazifascismo, si distruggono già i monumenti della resistenza antifascista, inclusi quelli dell’Armata Rossa, si fomenta già la xenofobia e il razzismo e vengono promosse le forze fasciste.
Questo revisionismo storico replica posizioni precedenti dell’Unione Europea, che, pretendendo di impartire al mondo lezioni di “democrazia” e “diritti umani”, promuove battute d’arresto della civiltà, attaccando i diritti sociali e del lavoro, la sovranità nazionale e la democrazia. L’Unione Europea è un’entità al servizio del grande capitale e delle grandi potenze, in cui si stanno sviluppando tendenze militariste e pratiche repressive che limitano i diritti e le libertà fondamentali. Politiche che sono, come in passato, all’origine della rinascita delle forze di destra e fasciste.

C’è chi afferma che il modo in cui è stata costruita l’Unione Europea non è un errore, ma un preciso disegno delle classi dominanti, delle oligarchie finanziarie per schiacciare i diritti dei lavoratori e delle classi popolari, concentrando la ricchezza in poche mani. Per questo noi comunisti siamo contro l’Unione Europea e l’euro, ed è per questo che l’Unione Europea ci fa la guerra, perché siamo per una società in cui il potere sia nelle mani dei lavoratori e non della finanza. La creazione della NATO a Washington è una conseguenza della separazione dell’Europa da ciò che Winston Churchill nominò nel 1946 come una “cortina di ferro”.  La NATO costituisce la controparte militare dell’alleanza economica che ha portato, nel 1948, alla creazione dell’Organizzazione europea per la cooperazione economica, un organismo responsabile della distribuzione dell’assistenza finanziaria degli Stati Uniti designata “Piano Marshall”. La casa comune europea lungi dall’essere quell’approdo felice dei sogni liberaldemocratici, fu figlia della “guerra fredda”, guerra che non è mai finita!  L’Unione Europea, quale struttura nata nel corso dell’era borghese per le necessità espansive del capitale, mostra sempre di più il suo naturale volto reazionario ossia quello di una superstruttura antidemocratica, eterodiretta dai gruppi capitalistici più sviluppati i cui fini strategici sono quelli di imperare, nel quadro dell’Alleanza Atlantica, su altre aree dell’Europa stessa e del mondo, scaricare i costi della crisi sulle classi subalterne e organizzare la reazione contro tutti i paesi socialisti e anticapitalisti, vedi il caso eclatante del Venezuela. Noi comunisti sappiamo che tali strutture, nate per le esigenze della borghesia, sono irriformabili e in larga misura inservibili per la società futura che intendiamo costruire e proprio per questo lottiamo per abbatterle.

E noi che scriviamo questo documento non possiamo non legare questa vergognosa risoluzione votata dal Parlamento Europeo il 19 settembre 2019 ad un’altra risoluzione, presentata dalla Russia all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 novembre del 2016, di condanna contro il nazifascismo che esprimeva “profonda preoccupazione per la glorificazione in qualsiasi forma del movimento nazista, neo-nazista e degli ex membri dell’organizzazione “Waffen SS”, anche attraverso la costruzione di monumenti e memoriali e l’organizzazione di manifestazioni pubbliche”. Il documento tra l’altro rivelava l’aumento del numero degli attacchi razzisti in tutto il mondo. Solo 115 paesi delle Nazioni Unite votarono a favore, 55 nazioni tra cui l’Italia (Renzi) si astennero, oltre ai paesi dell’Unione Europea, Germania compresa. Tre nazioni votarono contro: gli USA, il Canada e l’Ucraina, un chiaro segnale di svolta ideologica e di subalternità totale dell’Unione Europea agli Stati Uniti

A proposito dell’allora vergognosa astensione dell’Italia la Vicepresidente nazionale dell’ANPI, Carla Nespolo inviò il seguente comunicato stampa:” L’astensione del Governo Italiano sulla risoluzione dell’ ONU, approvata a maggioranza, che sancisce il rifiuto del neonazismo nel mondo e respinge ‘ogni forma di negazione dei crimini nazisti’, è un atto grave e inaccettabile. L’Italia è il Paese in cui la Resistenza al fascismo e al nazismo è stata tra le più forti ed estese d’Europa. La Costituzione Italiana è, per specifica decisione dei Padri Costituenti, una Costituzione Antifascista. Tanti partigiani, tanti giovani e tante donne, hanno lottato, sofferto e in molti casi hanno lasciato la vita, per sconfiggere nazismo e fascismo. Vergognosa è l’astensione dell’Italia!”.

A proposito di questa guerra alla verità messa in pratica dal revisionismo storico ricordiamo che già il 28 aprile 2009 in Italia, come risulta dai verbali della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, fu ritirata la proposta di legge n° 1360 che proponeva l’istituzione del’ “Ordine tricolore” e la parificazione dei repubblichini di Salò ai partigiani e deportati.

Ci sarebbe da stupirsi se non fosse che in Italia una classe politica corrotta e degna di essere gettata nella pattumiera della storia da decenni si prodiga entusiasticamente a ripulire l’immagine dei neofascisti: lo stragismo di Stato e il terrorismo fascista di destra sembra non siano mai esistiti, dispersi insieme alla loro archiviazione. Nella memoria, dopo la rimozione e il ritorno della marea nera, rimane solo il cosiddetto “terrorismo rosso” e molti giovani credono che le bombe della strategia della tensione le abbiamo messe “i rossi”!!! Lo scandalo è che a questo lavoro di pulizia della storia partecipano  anche politici appartenenti a quel mostro sempre in evoluzione che è uscito dal PCI ed è arrivato a chiamarsi PD ed ora Italia Viva.  Caso eclatante è quello di Manlio Milani che decise di incontrare Casa Pound Brescia il 24 marzo 2011, questo incontro venne pubblicizzato come se Casa Pound incontrasse l’associazione vittime della strage di Piazza della Loggia nella persona del suo presidente Manlio Milani, e non il sig. Manlio Milani;  in quella riunione era presente Gabriele Adinolfi, un estremista di destra con un curriculum di reati associativi e ideologici da far rabbrividire. Lo sciagurato confronto con Casa Pound fu esattamente al servizio dello spirito di questa formazione politica che cerca di stemperare le storie politiche del passato in una indistinzione che assolve tutti: questa supposta e rivendicata capacità di confronto di Casa Pound in realtà equivale all’ideologia dell’essere politicamente e sindacalmente tutti sulla stessa barca e vuol far dimenticare che una società capitalista è antagonista per definizione e non potrà mai essere pacificata visto che i rapporti di produzione si basano sullo sfruttamento. Ma anche altri personaggi molto più controversi si son messi al servizio di questa formazione politica come ad esempio Valerio Morucci ex-brigatista che partecipò ad un’altra iniziativa di Casa Pound e che successivamente iniziò a collaborare con la rivista di geopolitica Theorema molto controversa. Gli esempi di solidarietà trasversale si sprecano e si possono trovare nell’opuscolo “All Around … CasaPound” di Claudia Cernigoi.

Il 23 settembre 2008 molti parlamentari italiani parteciparono al voto  del Parlamento Europeo per la proclamazione del 23 agosto come giornata europea di commemorazione delle vittime dello stalinismo e del nazismo (formulazione poi modificata in “vittime di tutti i regimi totalitari”), che vide il voto favorevole anche dei rappresentanti del Partito Socialista Europeo, dei centristi, dei radicali come Pannella e Cappato, degli ex-sessantottini come Daniel Cohn-Bendit e molti leghisti e fascisti come Borghezio.   Ci chiediamo a proposito di Borghezio come si possa accettare di condividere con lui un voto di tal fatta! Ma a ritroso molte sono le prese di posizione contro il comunismo dell’establishment europeista: ad esempio la risoluzione 1481 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, del 26 gennaio 2006, relativa alla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti, reiterata con la dichiarazione congiunta del 23 agosto 2018, proprio il giorno scelto come “Giornata europea di commemorazione delle vittime dello stalinismo e del nazismo”,  dai rappresentanti dei governi degli Stati membri dell’Unione Europea per commemorare le vittime del comunismo. A quando, ci chiediamo, la giornata europea di commemorazione delle vittime dell’Imperialismo e del Colonialismo?

Tutto questo evidenzia un percorso revisionistico della storia che si spinge anche alla cronaca, perché la negazione di ogni distinzione tra vittime e carnefici si applica poi anche alle corruttele e alla mafia. Questa indistinzione ha radici lontane, e coinvolge una generazione che non ha vissuto in prima persona  gli eventi ricordati il 27 gennaio dalla Giornata della Memoria quando nel 1945 l’Armata Rossa abbatteva i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz e liberava più di 7000 prigionieri, rivelando la sua esistenza al mondo che di lì a poco sarebbe stato sconvolto dagli orrori prodotti dalla barbarie nazista. Considerata questa commemorazione troppo di sinistra, per controbilanciarla, fu concessa nel 2004 da Berlusconi ai suoi sodali di Alleanza Nazionale la Giornata del ricordo del 10 febbraio per le vittime delle foibe.

Soltanto attraverso questi passaggi si può arrivare ad equiparare il socialismo reale al nazismo, e alla fine del percorso recuperare il nazismo, magari sacrificando Hitler, ma salvando “ideologicamente” l’essenza cioè la forma più reazionaria del capitalismo monopolistico. Questo è il vero obiettivo dell’operazione  in corso da decenni, equiparare le vittime ai carnefici, i liberatori agli oppressori, vedi il comportamento dell’Unione Europea nei confronti della risoluzione proposta dalla Russia (di cui abbiamo detto sopra).

Questa tragica situazione  è ben riassunta da questa storia che trovate in rete: il 2 settembre 2007 le autorità locali di Krihovtsi, nell’Ucraina occidentale, hanno proceduto all’equiparazione di carnefici e vittime della Seconda guerra mondiale inaugurando, con il finanziamento di imprenditori locali, un monumento che rende omaggio comune a coloro che hanno dato la vita per sconfiggere il fascismo e ai membri dell’Organizzazione fascista ucraina che ha collaborato con le forze dell’occupazione nazista. Su un’unica targa affissa sul monumento figurano così i nomi dei 44 abitanti del paese che sono caduti combattendo, tra le file dell’Armata rossa, contro i nazisti e, esattamente di fronte, i nomi dei 16 fascisti del posto collaboratori di questi ultimi.  Non manca molto, in alcuni paesi già ci siamo, alla criminalizzazione dei liberatori, alla loro persecuzione e all’esaltazione dei criminali.

A questo punto ci possiamo chiedere quale sarà il futuro dei comunisti!? 

“Il futuro ci appartiene” è il titolo di un opuscoletto delle Edizioni Servire il popolo del 1972 … c’è da chiedersi alla luce delle sconfitte via via raccolte dopo la fine del PCI e  la scomparsa dei comunisti dal Parlamento Italiano nel 2008, e la nostra marginalizzazione, che fine abbiamo fatto e cosa possiamo ancora fare per ricostruire una forza comunista nel nostro paese.

Il corpo dei militanti è certamente invecchiato e ha subito molti traumi dovuti alla fine di una grande storia, all’emergenza, alle svolte sempre elettorali,  alle coalizioni variamente colorate, alle contraddizioni della prassi parlamentare, senza che mai ci si ponesse il problema delle ragioni del nostro indebolimento organizzativo e strutturale, del vento contro che ci ha reso difficile il cammino. Un cammino che non può essere che autonomo, sganciato dal termine “sinistra” ormai svuotato del suo significato ideologico, un termine che ci è ormai avverso nei fatti, anche se non ancora nella percezione collettiva, per abitudine consolidata.

Dopo un’analisi approfondita della crisi ideologica complessiva che ci ha colpito dobbiamo definirci alla luce della vittoria del neoliberalismo a livello quasi planetario. L’identità comunista declinata al presente, ma in continua evoluzione, non può più parlare linguaggi esterni alla tradizione, se prima non ha coscienza della nostra grande, immensa, ricca e tragica storia che ci distingue e caratterizza. Basta portare acqua alla fabbrica del falso, basta andare “oltre” come fecero gli scellerati dirigenti dell’ultimo PCI. La loro resa fu frutto della colonizzazione del loro pensiero da parte del sistema capitalistico, un tarlo vecchio di decenni che ha attraversato, con alterne fortune,  la storia del PCI da Togliatti in poi. Una resa senza condizioni ad una filosofia “postmodernista” che ha orrore della ragione e della verità.

Le primarie forze motrici della storia sono comunque patrimonio dei nostri saperi, nonostante l’evidenza della guerra contro il comunismo e contro i comunisti, noi siamo storicamente necessari, oggi più che mai, per dare una barlume di possibilità alla salvezza del pianeta funestato da un irrazionalismo guerrafondaio che vuole portarci alla sua distruzione.

La storia, compagne e compagni, senza retorica alcuna, siamo noi, perché “siamo sognatori, siamo utopisti, ma non di quei sognatori che stanno sempre con il cuscino sotto la testa sulla veranda di casa … siamo sognatori con i piedi piantati per terra, siamo sognatori con gli occhi ben aperti, siamo sognatori che conoscono gli amici e che conoscono i nemici”… (Thomás Borge)

Siamo sognatori perché “oltre il sogno, il nulla!”.