LA FESTA è FINITA, ANDIAMO IN PACE
Compagne e compagni, amici del Centro Sociale 28 maggio di Rovato,
quest’anno la redazione di Radio onda d’urto ha unanimemente deciso la nostra esclusione dalla Festa perciò non sventolerà più il nostro glorioso striscione sullo stand del 28 maggio!
Ne siamo oltremodo dispiaciuti e vogliamo spiegarvi il perché.
Per noi la Festa era un momento di condivisione e solidarietà fra compagni: quel terreno incolto in una zona fuori città, quello spazio vuoto pieno di erbacce, desolato, come per magia ma molto per volontà si animava ogni anno grazie ai compagni che con tenacia, passione, senso del sacrificio costruivano insieme un evento. La fatica era condita dalla voglia di rivedersi, divertirsi e ripercorrere quasi come in un rito, con gesti ormai conosciuti, un passato fatto proprio di condivisione e ricordi. La Festa ci dava la sensazione, come resistenti attivi sul territorio, di non essere soli perché le singolarità di ogni organizzazione politica antagonista bresciana, in questo spazio, si facevano corpo sociale resistente.
Solidarietà e condivisione, ecco i due poli positivi che caratterizzavano la nostra presenza.
Chi ha preso questa decisione lo ha fatto ricordandoci che il Centro Sociale ormai l’abbiamo pagato e si deve lasciar spazio ad altre realtà, in questo caso politicamente più vicine alla radio, realtà che hanno bisogno di crescere. Noi condividiamo l’esigenza di supportare la crescita di nuove realtà, ma riteniamo che sarebbe stato possibile soddisfarla in un altro modo. La nostra risposta, quando in precedenza si era posta la questione, è rimasta invariata negli anni: le bancarelle, che sono gestite da privati e dovrebbero fungere da corollario alla festa, potrebbero essere spostate per dare spazio alle organizzazioni che svolgono attività politica e sociale e che hanno bisogno di autofinanziarsi per poter svolgere la propria attività politica durante l’anno. Lo spazio della festa, che noi abbiamo sempre considerato come uno spazio libero dalle logiche del mercato, e dove le modalità e le finalità prendono vita grazie al lavoro dei volontari, dovrebbe essere strutturato in modo alternativo al sistema che tanto ci disgusta.
Le entrate del nostro Centro Sociale vengono spese tutte in attività politiche resistenti, in strutture necessarie per svolgere queste nostre attività e una parte è accantonata nel caso ci capitasse una disgrazia, e in terra fascio – leghista le minacce quotidiane perpetrate nei nostri confronti e gli attentati già subiti ci fanno sentire l’importanza di presidiare questo territorio ed esser pronti per qualsiasi evenienza. Non potendo più contare sulla Festa saremo più fragili e questo farà contenti i padroni che propugnano un indistinto pensiero unico, ossessivo e delirante, che finanziano la fabbrica del falso esercitando la dittatura dell’ignoranza e il razzismo istituzionale.
Il Centro Sociale 28 maggio è una realtà che ha una connotazione politica molto chiara che non lascia spazio ad interpretazioni, i nostri simboli sono ben evidenti dal momento in cui ne si varca la soglia. Il Centro Sociale nasce come presidio Antifascista e Comunista, il nostro antagonismo non si declina solo come anticapitalismo. Noi siamo – ci riteniamo – il quarto stato, e il nostro intento è realizzare il motto che chiude il Manifesto del Partito Comunista: “Proletari di tutto il mondo unitevi!”.
Perciò compagni riteniamo la decisione presa dalla redazione di Radio onda d’urto sbagliata. Sbagliata politicamente perché chiude un’epoca, quella della solidarietà attiva e dal basso, quella che in un mondo più che ostile, nemico, ci permetteva di guardare al futuro della nostra organizzazione militante senza eccessiva apprensione.
Non mangerete più le nostre gaufre! Non berrete più la nostra Sangria Bianca! Le due ricette sono custodite da Piero in una cassetta di sicurezza, non si sa mai … scherziamo naturalmente!
E nemmeno più berrete un caffè buono come il nostro Rebelde Zapatista. I proventi del caffè erano serviti per finanziare radio Wallon, la radio dei compagni Mapuche che resistono in terra cilena. Ecco come noi usiamo i nostri soldi !
E per chi avesse creduto alle menzogne che qualcuno sta mettendo in giro nel movimento per metterci in cattiva luce, sappiate che abbiamo sempre partecipato alle spese collettive della Festa fino all’ultimo centesimo e anche di più, e ci siamo sempre prodigati per dare il nostro contributo tutte le volte che è stato richiesto. Se nel 2014 non abbiamo fatto un pranzo per finanziare la Radio è perché per la prima volta dall’inizio della nostra partecipazione, non siamo stati invitati alla riunione di fine Festa e abbiamo saputo solo da voci di corridoio che la Festa era andata benissimo.
Se il percorso non vuole essere condiviso dagli organizzatori, noi cosa ci possiamo fare?
Al resto dei meschini pettegolezzi non rispondiamo per non dar loro dignità. Noi aborriamo ogni forma di cinismo e indifferenza, riteniamo di avere una nostra linea politica sganciata da ogni logica servile. Lo abbiamo già dimostrato in passato, resistendo a chi, in varie occasioni e con varie motivazioni, voleva imporci dinamiche politiche che non condividevamo. Il servilismo e l’ipocrisia non ci appartengono, abbiamo sempre mantenuto saldi i nostri simboli, i nostri valori, il nostro sentirci parte della classe degli sfruttati.
A pugno chiuso, e col cuore saldo!
Brescia, agosto 2015
le Compagne e i Compagni del Centro Sociale 28 maggio