E’ un copione ben collaudato in Yugoslavia, in Siria, in Libia … in Afghanistan, in Iraq, in Ucraina, in Costa d’Avorio …
L’elezione di Chávez in Venezuela nel 1998 determinò una nuova era della politica venezuelana, la cosiddetta “quinta Repubblica”: una nuova Costituzione, un nuovo nome (República Bolivariana de Venezuela), e nuove relazioni tra le classi sociali ed economiche del paese. Nel 1999 il popolo venezuelano ha approvato il referendum per la nuova Costituzione.
Credo che non esista un paese che abbia avuto tante elezioni come il Venezuela in così poco tempo. In 20 anni di rivoluzione bolivariana ci sono state qualcosa come 25 elezioni, più di una all’anno: presidenziali, regionali, municipali, consulte, referendum. In 23 delle 25 elezioni svolte, la forza bolivariana ha vinto, mentre2 elezioni sono state vinte dalla destra. Una cosa molto democratica è che da qualsiasi incarico elettivo, dal comitato di quartiere, dal consiglio comunale, dal livello base dei quartieri popolari, fino al Presidente possono essere rimossi o revocati alla metà del mandato se parte del popolo che li ha eletti decide che non stanno facendo bene il loro lavoro. Si chiamano referendum revocatori, che poi anche altri paesi hanno copiato come idea. Tutte le consultazioni fondamentali del paese passano per i plebisciti, che sono la manifestazione diretta della volontà del popolo, chiamato a pronunciarsi su questioni istituzionali.. Quella del Venezuela è una democrazia partecipativa, dove c’è molta coscienza popolare. Prima di Chavez votava circa il 40% degli aventi diritto. Oggi alle presidenziali vota il 70/80 % della popolazione.
Durante le elezioni del 20 maggio 2018 il governo Venezuelano ha invitato l’Unione Europea e le Nazioni Unite a presentarsi come osservatori alle elezioni. L’invito è stato rifiutato. E’ importante sottolineare che erano presenti Osservatori Internazionali, in particolare la CEELA, la più antica e prestigiosa organizzazione di monitoraggio elettorale in America Latina, che attraverso il rapporto finale sulle elezioni del 20 maggio che, per la Costituzione Venezuelana, è assolutamente legale e legittima l’elezione di Maduro. Maduro ha ricevuto il 67,7% dei voti complessivi. Il 54% dei venezuelani ha votato eleggendo 17 governatori chavisti su 22.
Il professore, Alfred de Zayas, laureato ad Harvard, professore di diritto internazionale a Ginevra dal 2007 e unico rapporteur delle Nazioni Unite in Venezuela durante la rivoluzione bolivariana riguardo la decisione di riconoscere l’auto-proclamato presidente delle destre venezuelane Gaidò da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati dichiara:“Si tratta semplicemente di una grave violazione del diritto internazionale consuetudinario, di una violazione del Capitolo 4 articolo 19 della CARTA OSA, e degli articoli 1 e 2 della Carta delle Nazioni Unite. Il principio di non interferenza negli affari interni degli altri paesi è riconosciuto in molte sentenze dalla Corte internazionale di giustizia, in particolare nella famosa sentenza del 1986 Attività militari e paramilitari in e contro il Nicaragua (Nicaragua contro Stati Uniti)”.
IL VOTO ELETTRONICO
Il voto in Venezuela è “totalmente automatizzato e può essere controllato in tutte le sue fasi”, fa sapere il Consiglio elettorale nazionale. I votanti infatti potranno accedere alla scheda elettorale digitale grazie alla loro impronta e premere sul nome del candidato che desiderano votare. In questo modo sarà impossibile esprimere più di una volta il proprio voto. “I voti sono immagazzinati nella memoria della macchina e alla fine della giornata sono confrontati con quelli cartacei”, spiega il CNE. Quando l’elettore esprime la propria preferenza, infatti, la macchina stampa una “ricevuta” che deve essere verificata e depositata in una scatola di sicurezza.
L’OPPOSIZIONE FINANZIATA ILLEGALMENTE CON OLTRE 173 MLN di Dollari
Un’indagine condotta dalle autorità finanziarie svizzere ha rivelato che l’opposizione venezuelana ha ricevuto milioni di dollari dalla società di costruzioni brasiliana Odebrecht su conti correnti in paradisi fiscali. Secondo il rapporto, almeno dieci campagne elettorali dei gruppi di opposizione sono state finanziate da risorse illegali della società tra il 2006 e il 2013. In totale, secondo le dichiarazioni e i documenti raccolti in Brasile e Venezuela, Odebrecht ha pagato oltre 173 milioni di dollari per sostenere illegalmente le campagne elettorali dell’opposizione venezuelana per otto anni
Andrew McCabe, ex Direttore dell’FBI riferisce che In un briefing privato del luglio 2017 con i funzionari dell’intelligence,Trump disse: “Non capisco perché non stiamo guardando al Venezuela. Perché non siamo in guerra con il Venezuela? Hanno tutto quel petrolio e sono dietro la porta di casa nostra. Questo è il paese con cui dovremmo entrare in guerra”. E’ noto il rapporto difficile tra l’ex Direttore dell’FBI e Trump. Dopo il golpe giudiziario contro Lula in Brasile, dopo la riconquista dell’ Honduras, dopo la destabilizzazione dell’Ecuador, dopo il tentato avvio di una rivoluzione “colorata” in Nicaragua, l’aggressione contro il Venezuela appare scontata.
Ma non è solo il Venezuela. Il 20 dicembre Trump ha firmato la legge NICA (Nicaraguan Investment Conditionality Act). Questo atto cerca di utilizzare la “voce, voto e influenza” degli Stati Uniti all’interno delle istituzioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Interamericana di Sviluppo per impedire loro di fornire “qualsiasi prestito o assistenza finanziaria o tecnica” al Nicaragua.
E bene ha fatto il governo venezuelano a rifiutare gli ipocriti “aiuti umanitari” di chi, per anni, ha affamato con embarghi e sanzioni, con rapina di valute e di oro, il popolo venezuelano. Invece di farsi parte attiva di un processo che aiuti il Venezuela a uscire da questa situazione, l’inerte e incompetente Mogherini (“Alto commissario per la politica internazionale” della UE) propone di inviare aiuti umanitari dopo che si è perseguito per anni il blocco per affamare il paese e mettere in difficoltà Maduro …
Il 23 febbraio 2019 è la data X programmata dagli Stati Uniti per entrare in Venezuela attraverso il ponte di Cúcuta (città colombiana di confine), L’ostilità della vicina Colombia, mandatario di Washington, non tiene conto, tra l’altro, dell’enorme afflusso di profughi (almeno 5-6 milioni) che sono stati accolti dal Venezuela nonostante i segni di una crisi economica avanzata causata proprio dall’embargo. entrambi i lati della frontiera, l’opposizione golpista a Maduro sta raccogliendo e finanziando persone che quel giorno dovrebbero formare una massa umana in grado di penetrare in Venezuela con contorno di show mediatico degli aiuti umanitari per mascherare un intervento militare. Ad ora questo progetto è fallito.
GRADITI INVECE GLI AIUTI DA CINA, CUBA E RUSSIA
Una fornitura di 933 tonnellate di medicine ed alimenti sono arrivati dalla Russia, dalla Cina e da Cuba, come aiuti per il Venezuela il 14 di Febbraio. Gli aiuti umanitari di cui parlano gli USA e che si trovano bloccati alla frontiera con la Colombia, a Cucuta, sono una scusa per promuovere un colpo di Stato. Sono gli stessi USA che hanno congelato i fondi finanziari del Venezuela (30.000 milioni di dollari) per l’acquisto di alimenti e medicine e offrono all’opposizione di ultra destra 20 milioni di dollari di alimenti putrefatti e contaminati, E’ stato Richiesto all’ONU assistenza speciale per aggirare le sanzioni USA in modo da poter provvedere alle esigenze della popolazione..
Con la scusa dei convogli umanitari s’introdurrebbero armi ed esplosivi e gli “operatori umanitari” sarebbero personale militare colombiano e israeliano (300 soldati di Tel Aviv sono da giorni in Colombia). Il classico cavallo di Troia. Il Venezuela vedrebbe così la presenza di sabotatori, franco tiratori, membri delle truppe speciali sioniste incaricate di aprire il fuoco per generare incidenti con morti e feriti, esplosioni e attentati. Insomma il caos, che è l’unica condizione con la quale Trump potrebbe dare il via alle operazioni militari, siano esse a trazione statunitense o colombiana e brasiliana.
Il professore, Alfred de Zayas intervistato dice: “Ho avuto incontri con rappresentati dell’Assemblea Nazionale, della Camera di commercio, con il corpo diplomatico, gruppi dell’opposizione, organizzazioni non governative, leader della chiesa, studenti e professori delle Università. Non c’è nessuna “crisi umanitaria”, come conferma chiaramente la FAO e la CEPAL, nulla a che vedere con le situazioni di Gaza, Yemen, Siria, Somalia, Repubblica Centrafricana. E’ vero che c’è carenza di cibo e medicine, con la situazione che sta peggiorando per le sanzioni di Trump e per il blocco commerciale e finanziario. Si tratta di una guerra economica che sta stritolando il paese. Le catene di distribuzione dei beni alimentari sono state sconvolte dalla guerra interna condotta dall’opposizione. La maggior parte dell’economia è ancora in mano al settore privato e ci sono stati numerosi casi di accaparramento, con gli alimenti e i medicinali che non vengono distribuiti ai supermercati e alle farmacie ma vengono immagazzinati e poi immessi nel mercato nero”.
CHI HA VIOLATO I DIRITTI UMANI IN VENEZUELA?
L’opposizione. La destra. La destra ha ucciso, in questi 20 anni di rivoluzione bolivariana, oltre 300 leader contadini. Latifondisti che attraverso sicari e scagnozzi hanno ammazzato e torturato. Ci sono molti casi di leader sociali chavisti che sono stati assassinati. Non ci sono oppositori uccisi dal chavismo. Non ci sono. Quelli che chiamano prigionieri politici, come Leopoldo Lopez e altri, sono terroristi. Leopoldo Lopez è colui che ha incitato al terrorismo nelle strade. Uno che ha chiamato pubblicamente alla sedizione, che ha operato con la violenza nelle strade per far cadere un governo legittimo eletto democraticamente seguendo tutte le regole mondialmente riconosciute. Ci sono stati episodi documentati di gente bruciata viva da questi gruppi fascisti, gruppi preparati e pagati
Caso emblematico è il varo di nuove sanzioni Usa contro il Venezuela, con il «congelamento» di beni per 7 miliardi di dollari appartenenti alla compagnia petrolifera di Stato, allo scopo dichiarato di impedire al Venezuela, il paese con le maggiori riserve petrolifere del mondo, di esportare petrolio. Il Venezuela, oltre ad essere uno dei sette paesi del mondo con riserve di coltan, è ricco anche di oro, con riserve stimate in oltre 15 mila tonnellate, usato dallo Stato per procurarsi valuta pregiata e acquistare farmaci, prodotti alimentari e altri generi di prima necessità. Per questo il Dipartimento del Tesoro Usa, di concerto con i ministri delle Finanze e i governatori delle Banche Centrali di Unione europea e Giappone, ha condotto un’operazione segreta di «esproprio internazionale» (documentata da Il Sole 24 Ore). Ha sequestrato 31 tonnellate di lingotti d’oro appartenenti allo Stato venezuelano: 14 tonnellate depositate presso la Banca d’Inghilterra, più altre 17 tonnellate trasferite a questa banca dalla tedesca Deutsche Bank che li aveva avuti in pegno a garanzia di un prestito, totalmente rimborsato dal Venezuela in valuta pregiata.
Per coloro che potrebbero non essere a conoscenza, le riserve accertate di petrolio in Venezuela sono note per essere le più grandi al mondo, per un totale di 297 miliardi di barili. A dicembre, Caracas e Mosca hanno firmato un accordo di investimento per 5 miliardi di dollari, in modo da aumentare la produzione di petrolio del Venezuela di un milione di barili al giorno. Per di più, oltre agli accertati giacimenti petroliferi, il Venezuela è anche noto per i suoi giacimenti di oro estremamente abbondanti. A dicembre 2018, Caracas ha dato il via libera alla Russia per iniziare ad estrarre oro nel Paese. Per sovvertire le sanzioni statunitensi e un dollaro USA usato come arma, il Venezuela è diventato il 25° detentore d’oro al mondo, portando una minaccia diretta al sistema bancario globale.
Una nota significativa è che dal 15 settembre 2017 il Venezuela ha cominciato a segnalare il prezzo di vendita del proprio petrolio in YUAN cinese la cui sigla internazionale è CYN. Per la prima volta nella sua storia il prezzo del petrolio Venezuelano non è più indicato in dollari. Tutto questo è avvenuto quando il governo di Trump il 25 agosto del 2017 ha emanato pesanti sanzioni contro il Venezuela e PDVSA, l’industria petrolifera statale. L’obbiettivo di queste sanzioni è impedire al Venezuela di approvigionarsi di dollari che venivano trasferiti al Venezuela che li utilizzava per importare i beni di cui il paese ha bisogno.
JUAN GUAIDO’
Juan Gerardo Guaidó Márquez (La Guaira, 28 luglio 1983) è un politico venezuelano, presidente dell’Assemblea nazionale dal 5 gennaio 2019. Il 23 gennaio 2019, durante una manifestazione, si è autoproclamato presidente del Venezuela ad interim, dando inizio ad una crisi politica e ad un contenzioso con il presidente in carica Nicolás Maduro. Quanti sanno che il suo ingresso in scena è stato determinato da una telefonata della Casa Bianca? Solo 21 paesi hanno offerto un riconoscimento simbolico a Gaidò, mentre 161 e le istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e il Vaticano e quelle regionali come l’OSA e lo stesso CARICOM, hanno respinto al mittente le pretese presidenziali del nominato dagli USA.
Ma chi è Guaidò? E chi sono i suoi mandanti?
Dalla ricerca dei giornalisti Dan Cohen e Max Blumenthal risulta che il giovane Guaidó non è venuto fuori dal nulla. E ancor meno è la faccia della democrazia in Venezuela. Guaidó è membro del partito Voluntad Popular, fondato da Leopoldo López e protagonista degli scontri chiamati guarimbas che sono costati la vita di circa duecento venezuelani tra il 2014 e il 2017 (quello che nessuno ti dice è che il 70% dei morti furono chavisti). Voluntad Popular è il settore più pro-nordamericano, neoliberista e intransigente dell’opposizione antichavista, che rifiuta qualsiasi tipo di negoziato che non implichi una purga totale dei chavisti e uno smantellamento di tutti i programmi riformisti degli ultimi venti anni. Leonardo López, oltre ad essere un neoliberista di ultradestra, ha ricevuto quasi 50 milioni di dollari di «aiuti democratici» dalle organizzazioni USAID (del governo nordamericano) e National Endowment for Democracy (NED: un noto fronte della CIA), questo secondo l’istituto spagnolo FRIDE. Guaidó fu eletto deputato con il 26% dei voti nel 2016 nel piccolo stato di La Guaira, grazie alla frammentazione delle candidature; ossia, non è precisamente quello che si dice un rappresentante del popolo. Ed è diventato presidente dell’Assemblea Nazionale in circostanze ancora ad oggi poco chiare (in realtà la presidenza legalmente sarebbe toccata a un tale Juan Andrés Mejía). Guaidó era un dirigente studentesco dell’Università Andrés Bello. Apparentemente fu uno dei cinque studenti venezuelani inviati dal NED a Belgrado nel 2005 (Guaidó aveva allora 21 anni) per essere addestrato da CANVAS. Questo è un gruppo di formazione per «proteste non violente» responsabile di varie «rivoluzioni arancioni» come quella dei neonazisti dell’Ucraina. Nel 2007 Guaidó si è laureato ed è andato a Washington per studiare con Luis Enrique Berrizbeitia, un ex direttore esecutivo del FMI. Poco dopo aver cominciato i suoi «studi» Guaidó era parte del gruppo fondatore della Generación 2007: un’organizzazione di studenti formati dal CANVAS e finanziato da Washington il cui obiettivo era far fallire la riforma costituzionale chavista di quell’anno. Secondo le emails dell’ambasciatore nordamericano in Venezuela nel 2007, «l’obiettivo di Generación 2007 era quello di forzare il governo venezuelano a reagire con la repressione», tutto per creare un «evento internazionale». Guaidó è stato uno dei personaggi identificati come dirigenti di quelle proteste. Nel novembre del 2010 Guaidó e altri dirigenti di Voluntad Popular hanno partecipato a un seminario segreto di cinque giorni nell’hotel Fiesta Mexicana di Città del Messico. Il seminario era organizzato da Otpor, una istituzione dedicata ai «cambi di regime» finanziata da Washington. A sua volta, il denaro del seminario proveniva dalla impresa petrolifera messicana Petroquímica del Golfo e dalla banca JP Morgan. Durante il seminario, secondo le email di uno dei partecipanti, si pianificò la destabilizzazione del governo del Venezuela, incluso l’assassinio di Hugo Chávez e poi di Nicolás Maduro. Le guarimbas del 2014 facevano parte di quella campagna, e in diversi video si possono vedere i dirigenti studenteschi con camicie che dicono Voluntad Popular. Tra loro c’era Guaidó. Quanto sopra sembra aver favorito Guaidó, che è passato da dirigente fondatore, ma secondario, a essere il porta stendardo di Voluntad Popular. Nel dicembre del 2018 Guaidó si è recato segretamente a Washington per pianificare le mobilitazioni contro Maduro che ci sono state a gennaio 2019. Lì ha ricevuto l’impegno dell’appoggio dei senatori trumpisti Marco Rubio, Rick Scott e il deputato Mario Díaz Ballart, per poi riunirsi con il segretario di stato Mike Pompeo. Il 5 gennaio, prima di rientrare in Venezuela, Guaidó è stato nominato presidente dell’Assemblea Nazionale, e 18 giorni più tardi si è autoproclamato «Presidente pro tempore» del Venezuela (una carica che costituzionalmente non esiste). Rapidamente Washington si è mobilitata per riconoscerlo mentre faceva pressioni sui suoi alleati e fantocci affinché facessero la stessa cosa.
COS’È OTPOR
Nel 1998 un gruppo di studenti universitari di Belgrado, attivi contro il governo di Slobodan Milosevic, fondò un movimento di protesta civile. Il gruppo si chiamò “Otpor”. Rapidamente Otpor diventò il fulcro dell’opposizione filo-occidentale e giocò un ruolo primario nella caduta del presidente jugoslavo. Otpor è finanziato con i soldi degli USA e di Soros. Si strutturò e diede vita ad un centro di formazione per attivisti chiamato CANVAS dove si addestravano agenti specializzati nella creazione di movimenti di destabilizzazione finalizzati a favorire la penetrazione imperialistica americana. Gli allievi di CANVAS provenivano da svariati paesi e sono stati i protagonisti delle sedicenti “Rivoluzioni democratiche” sparse per il mondo.
Da Otpor a Canvas «Negli ultimo otto anni», ha raccontato Popovic al New York Times «abbiamo lavorato con persone provenienti da 37 Paesi diversi, soprattutto del Medio Oriente e del Nord Africa. Non diciamo loro come fare la rivoluzione, ma forniamo gli strumenti per organizzarla. La prima regola è non usare mai la violenza, la seconda non affidare mai a stranieri la leadership della rivolta, la terza portare non centinaia, non migliaia, ma milioni di persone nelle piazze».
“Il successo e le tecniche di Otpor hanno varcato i confini della Serbia. I suoi attivisti sono entrati in azione in Georgia per aiutare i rivoltosi locali a deporre Shevardnadze nel 2003. Hanno inviato formatori in Ucraina durante la rivoluzione arancione. Poi è toccato all’Egitto, come conferma Srdjan Popovic, uno dei leader di Otpor: «Abbiamo addestrato gli egiziani, con video e documenti consegnati loro». Un ruolo, quello assunto a livello internazionale da Otpor, che ha valso all’organizzazione serba la definizione di “srl della rivoluzione”, mentre i suoi membri sono stati definiti “i mercenari della democrazia. Otpor viene definito «l’università del “colpo di stato” della Cia». Questo perché tra i finanziatori del movimento, secondo The Guardian, http://www.guardian.co.uk/world/2004/nov/26/ukraine.usa?INTCMP=SRCH ci sono l’Open Society Institute di George Soros, il National Endowment for Democracy (Ned), l’International Republican Institute (Iri), la Freedom House, il National Democratic Institute (Ndi), il Dipartimento di stato Usa, l’Agenzia internazionale di sviluppo degli Stati Uniti (Usaid) e l’Albert Einstein Institute di Gene Sharp. E tra gli studenti degli ultimi corsi sono apparsi anche giovani di Iran, Zimbawe, Myanmar (Birmania) e Venezuela.Adesso veniamo a sapere che il golpista venezuelano Juan Guaidò è stato uno degli allievi di CANVAS, formato a Belgrado nel 2005.
Concentrandosi sul Vecchio Continente, sconcerta il suicidio dell’Unione Europea, che sulla questione Venezuela ho dimostrato due fatti incontrovertibili: 1) la mancanza di autonomia nelle proprie scelte, e la sua pietosa sudditanza alle decisioni di Washington; 2) l’incapacità di agire come soggetto in grado di influenzare le vicende della politica internazionale. Per il Parlamento della UE la vittoria elettorale di Maduro alle presidenziali del 2018 è da considerarsi “illegittima”, nonostante il parere favorevole degli osservatori internazionali, parere che non conta nulla quando non è in linea con i desiderata dell’Impero.
L’indecente Presidente della Repubblica Mattarella, con un atto che di costituzionale ha ben poco, ha invitato il governo “a raccordarsi” alla UE.
Le crociate per portare la democrazia ed abbattere i tiranni hanno portato a uccidere e distruggere interi paesi: da Slobodan Milosevic, Saddam Hussein, Muhammar Ghedddafi … Con Assad gli è andata male, perché il tipo si è rivelato più ostico di quanto non si fosse sospettato perché, ora la Russia (e più defilata, la Cina) costituisce un vero contraltare rispetto agli Stati Uniti. Siamo responsabili delle centinaia di migliaia di morti, di senza tetto, di affamati che popolano un paese, la Siria che come l’Iraq era sostanzialmente in buone condizioni di salute. E intanto non cessiamo di vendere armi all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi per fare la guerra allo Yemen.
Forti proteste popolari ad Haiti contro il governo del Presidente Jovanel Moïse, imprenditore fantoccio degli USA e di altre potenze imperialiste, in carica da due anni dopo fraudolente elezioni (con una astensione dell’80%). Dall’inizio di questa nuova ondata di proteste, lo scorso 7 febbraio, si registrano diversi morti tra i manifestanti. Le stime, a seconda delle fonti giornalistiche, oscillano tra le 7 e le 12, mentre fonti dell’opposizione parlano di 52 morti. In un paese nel quale il 60% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. Imposizione di nuove misure antipopolari dettate dal Fondo Monetario Internazionale – in cambio di un prestito milionario – con un deciso aumento del prezzo del carburante (+51%) e dei beni di prima necessità. A far scoppiare questa ondata di proteste è stata la notizia che il governo haitiano ha sottratto indebitamente 3,8 miliardi di dollari versati dal Venezuela bolivariano (in particolare dalla PDVSA) al paese caraibico che dovevano esser destinati ad opere sociali e infrastrutturali. Dopo un colpo di stato pilotato dagli USA nel 2004 e una occupazione militare sotto egida dell’ONU, queste proteste vengono silenziate da tutti i mezzi di informazione al servizio degli interessi statunitensi.