LE COMPAGNE E I COMPAGNI DI SINISTRA ANTICAPITALISTA DI BRESCIA A FIANCO DEL “CS 28 MAGGIO”.

(il 13 aprile 2017, la solita mano fascista ha oltraggiato il murale esterno del “ Centro Sociale 28 maggio” di Rovato con croci celtiche e svastiche).
FASCISTI CAROGNE TORNATE NELLE FOGNE
Ci fu quel tempo quando fummo convinti che la forza delle ragioni, di palese evidenza, potesse, di per sé, mutare le coscienze deviate e le menti ottenebrate.
Ci fu quel tempo in cui le nostre speranze illuministe si scontrarono con la pervicace realtà delle ideologie (totalitarie, patriarcali, violente e razziste) e dei loro portatori insani; impermeabili a qualsiasi dimostrazione dI insopportabile inadeguatezza.
Ci fu quel tempo di azioni urgenti per arricchire le idee di concrete solidità. Restammo, comunque, sorpresi che esseri umani dotati di un normale apparato cognitivo potessero essere impregnati di pensieri e pratiche fuoriuscite dal ventre grottesco delle sterili filosofie nazifasciste del Novecento occidentale. Fino al punto, di uccidere e morire, ancora, per esse!
Pur nella sorpresa, preferimmo vederli impossibilitati e incapaci di nuocere nuovamente.
Le stesse ragioni resistenti ci spinsero, malgrado tutta la bontà praticata e raccontata, a affrontare i neofascisti, anche, sul terreno dello scontro fisico. Così com’era capitato alla generazione dei padri; quella della Resistenza.
Sempre con la speranza che fossero gli ultimi sussulti di una bestia morente.
Ma come aveva predetto il poeta, la bestia, pur nella sua morte, è in grado di partorire nuove generazioni di “teste di cazzo”.
Non capiscono, rifiutano le evidenze, ripetono ordinati gli stessi slogan. Le medesime cianfrusaglie ideologiche dei padri (loro).
In qualche misura, sono consoni con le nuove politiche liberticide. Gli sbirri li comprendono e, pertanto, li tollerano. In fondo, i picchiatori nazifascisti sono l’estrema ratio, per quando diventa improrogabile colpire, senza fronzoli, chi si oppone senza tregue ai manovratori designati. Così fu e sarà, quando verrà ritenuto utile.
Sono conosciuti e tenuti d’acconto. Sgridati se esagerano, magari; ma lasciati liberi di provocare, di insozzare coi loro scritti, di aggredire.
In particolare, a Rovato e dintorni, s’aggirano da anni a proclamarsi come gli eredi di quei bravi ragazzi salodiani; cui, addirittura, un sindaco camerata dedicò una via.
Più volte hanno colpito il CS 28MAGGIO e l’altra sera l’hanno fatto ancora.
Svastiche e croci celtiche hanno insozzato, minacciose, il centro sociale.
Sono davvero insopportabili. Dovremmo deciderci a spazzarli via; a snidarli dai loro covi merdosi.
Dovremmo farlo direttamente, perché non abbiamo alcuna fiducia in questo Stato che li ha sempre utilizzati per i suoi fini e, al contrario, continua a punire chi compie “reati di umanità e di solidarietà”.
Qui, dalle nostre parti, dove la ferocia capitalista si incrocia, da sempre, con quella fascista e razzista (28 maggio 1974), è sempre il tempo della Resistenza e delle scelte partigiane.
Oggi più che mai, abbiamo bisogno di azioni buone e solidali a fianco degli ultimi, dei dannati, dei poveri e degli sfruttati. Un agire che prefigura, in sé, un altro modo di vivere e contesta, nel profondo, i meccanismi autoritari e violenti, determinanti l’attuale.
Abbiamo bisogno di questa compassione dentro la critica strutturale al Capitale e allo Stato. Di un agire diretto e diffuso e buono.
E di vigorosi combattenti di strada, naturalmente!