Dopo “La battaglia del Sonclino”, si trasmette un triplice contributo memoriale per la commemorazione del 75° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, che quest’anno per la prima volta non si potrà celebrare solennemente insieme in piazza.
Una Liberazione costata davvero assai cara alle forze antifasciste e partigiane, il cui prezzo in sacrifici e vite umane non è possibile rimuovere e dimenticare. Solo la 122ª brigata Garibaldi ha un conto di 82 morti (74+8) e 40 feriti (23+17).
Una vittoria sul nazifascismo italiano, quella della Resistenza, risultata però ben presto amara per tanti partigiani, soprattutto di fede comunista, che han visto sfumare sotto i loro occhi il sogno di una società profondamente diversa, decisamente mutata rispetto al modello precedente.
Da qui le loro critiche, messe in luce nelle risposte ai quesiti finali del questionario Parri (quesiti N. 23, 24, 25).
A scopo documentativo, presentiamo i seguenti contributi storico-culturali riferiti alla sofferta storia della 122ª brigata Garibaldi, PER NON DIMENTICARE.
Il contributo memoriale è costituito dai seguenti N. 3 allegati:
1) Documenti inediti della 122ª brigata Garibaldi dopo la Liberazione
2) Il rastrellamento di Camaldoli e monte Quarone (27 e 28 ottobre 1944)
3) Il rastrellamento del monte Fratta (28 ottobre 1944)
Si sottolinea in particolare la lettura delle risposte finali della 122ª brigata ai quesiti avanzati dal cosiddetto “Promemoria Parri”, un questionario rivolto a tutte le brigate partigiane che hanno militarmente battuto con le armi fascisti e tedeschi. Oltre agli aspetti “quantitativi” della lotta sostenuta, vi sono infatti alcuni aspetti “qualitativi” che suscitano, per il tono e la tristezza che emanano, particolare attenzione.
Dalle risposte si evince l’accusa di un doppio mancato capovolgimento in atto:
1) non c’è il rovesciamento dell’ordine padronale fascista
2) manca il sovvertimento reale della società fascista.
Si fa pertanto presente alla superiore autorità che i partigiani sono relegati al ruolo di semplici osservatori/sorveglianti di una mutazione in sostanza solo apparente, che inoltre il loro ruolo è insufficiente e sottovalutato – se non disprezzato – rispetto alle esigenze che il momento storico richiede.
I partigiani infatti dovrebbero assumere un ruolo più consono alla loro missione.
In conclusione, si coglie l’occasione delle risposte per comunicare alla superiore autorità che è stata sì conquistata la Libertà ma che non sta affatto cambiando il potere. Da qui la richiesta implicita di un cambio di passo.
Gli altri due allegati sono ricostruzioni dettagliate dei due più feroci rastrellamenti subiti dalla brigata nell’ottobre del 1944, mentre stava seguendo una triplice tattica di riposizionamento altrove per sfuggire a un massiccio e prolungato rastrellamento in Valle Sabbia.
I documenti mostrano la stretta correlazione tra i due episodi, verificatisi il primo sulle colline di Gussago, il secondo sulla montagna tra S. Gallo e Castello di Serle ed avvenuti quasi in contemporanea, per una precisa ragione.
Le vittime nell’immediato furono complessivamente in numero di 6, ma nel conto bisogna aggiungere il ferimento di numerosi garibaldini e la deportazione – in un caso mortale – di altri.
A tutti i partigiani garibaldini caduti va il nostro riconoscente ricordo.
Buon 25 Aprile!
Con un affettuoso saluto rivolto all’amico Gino Boldini, partigiano per sempre.
Isaia Mensi
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